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Le accuse sono spaccio ed estorsione. Tre persone irreperibili
Sette persone, di età compresa tra i 66 e i 38 anni, sono state arrestate dai carabinieri a Bisignano, nel Cosentino, con l’accusa, a vario titolo, di detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione.
Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Cosenza su richiesta della Procura della Repubblica.
Altri tre destinatari dei provvedimenti restrittivi risultano, al momento, irreperibili.
L’indagine che ha portato all’emissione delle misure cautelari, avviata lo scorso anno, è stata condotta dai carabinieri dell’Aliquota operativa della Compagnia di Rende, con il contributo dei militari di Bisignano. L’attività investigativa ha consentito di ricostruire le attività illecite di un gruppo di persone attive nello spaccio di droga, disarticolandone i canali di approvvigionamento e di smercio.
L’indagine che ha portato all’emissione delle misure cautelari, avviata lo scorso anno, è stata condotta dai carabinieri dell’Aliquota operativa della Compagnia di Rende, con il contributo dei militari di Bisignano. L’attività investigativa ha consentito di ricostruire le attività illecite di un gruppo di persone attive nello spaccio di droga, disarticolandone i canali di approvvigionamento e di smercio.
Dagli approfondimenti investigativi sono anche emerse, secondo quanto riferiscono i carabinieri, le propaggini extraterritoriali delle attività di procacciamento della sostanza stupefacente, dal momento che gli indagati ritenuti più attivi hanno intrattenuto rapporti con esponenti della criminalità della Campania e della Liguria.
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati oltre cinque chilogrammi di hashish. Gli indagati, nei dialoghi tra di loro, facevano riferimento alla droga fingendo di parlare di scambi commerciali di veicoli.
A carico di alcune persone coinvolte nell’operazione sono stati acquisiti elementi di responsabilità anche in relazione ad una serie di estorsioni messe in atto allo scopo di recuperare crediti non riscossi derivanti dalla vendita di alcuni quantitativi di sostanze stupefacenti ad un altro indagato. In un caso, il creditore, per rendere più concrete le sue minacce e recuperare la somma di denaro non riscossa in merito a varie cessioni di sostanze stupefacenti, ha fatto irruzione nell’abitazione del debitore ed ha danneggiato alcune suppellettili interne. (ANSA).