“Ai terroristi dell’Isis che minacciano adesso di colpire anche il nostro Paese, noi dall’ospitale e generosa terra di Calabria continuiamo a rispondere con gesti concreti di accoglienza e solidarietà. Come per la triste drammatica vicenda delle dieci giovani madri (cinque somale e cinque eritree) che hanno perso i loro bambini in un tragico naufragio e che erano arrivate, sabato 27 maggio, nel porto di Crotone insieme alle piccole salme seppellite nei cimiteri della città pitagorica e della provincia crotonese, che hanno scelto, nelle scorse settimane, di non rimanere in Calabria e di andare, per ragioni personali e familiari, in altre regioni”.
Lo rende noto, in un comunicato, Franco Corbelli, delegato della Presidenza della Regione per la tutela e la promozione dei diritti umani e fondatore del Movimento Diritti Civili che, insieme a Giovanni Manoccio, delegato della Regione per l’Immigrazione, si è da subito attivato per aiutare queste povere, sfortunate donne.
Corbelli e Manoccio erano prontamente intervenuti e si erano in questi mesi continuamente impegnati, in collaborazione con l’Associazione Agorà di Crotone, con la viceprefetto Carolina Ippolito, per scongiurare che queste sfortunate giovani madri venissero allontanate dalla Calabria e dai cimiteri dove i loro bambini sono stati sepolti. Le donne, in questo modo, anziché essere, subito dopo lo sbarco, così come previsto dal piano di rientro del Viminale, trasferite in altre regioni, grazie all’intervento di Corbelli e di Manoccio erano rimaste nel centro Cara di Crotone in attesa di venire sistemate in alcuni centri Sprar (Acquaformosa, Cariati, Rossano) che si erano offerti di accoglierle.
Non appena sarà ultimato il Cimitero internazionale dei Migranti le piccole bare con questi bambini saranno tutte trasferite a Tarsia.
“Questa drammatica vicenda aveva profondamente colpito tutti. Le scene strazianti di quelle giovani madri giunte nel porto di Crotone con le bare dei loro bambini morti nei naufragi, le urla di dolore di quelle povere, sfortunate donne avevano spezzato il cuore” afferma Corbelli.
“Per questo – aggiunge – avevamo subito pensato che fosse giusto, umano, doveroso che quelle giovani madre potessero almeno restare in Calabria, vicini a quei cimiteri dove erano stati sepolti i loro bambini. Per un fatto di umanità e di civiltà. Ne avevo parlato subito con Manoccio e d’accordo e insieme a lui eravamo riusciti a farle restare in Calabria. Adesso non possiamo che rispettare la loro volontà e augurarle di ritrovare la serenità necessaria per il loro futuro. Queste giovani, sfortunate madri sanno che in Calabria troveranno sempre chi, come noi, è pronto ad accoglierle ed aiutarle, se mai un giorno decideranno di ritornare e rimanere nella nostra regione”.