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Il dolore nella camera ardente dei morti per il naufragio

Redazione

Dall’estero a Crotone i parenti delle vittime per riconoscimenti

KR46M0″. La sigla è impressa sulla più piccola delle 65 bare che si trovano al Palamilone.
Bare nelle quali riposano i resti dei naufraghi morti domenica sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Spiega che in nella bara c’è la vittima numero 46 e che si tratta di un bambino di pochi mesi. Lo zero indica che non aveva neppure un anno. Su 23 di quelle bare c’è una targa con il nome. Tanti ancora sono senza identità.

Sulla piccola bara bianca c’è un’automobilina della polizia a testimoniare anche il sentimento di dolore delle forze dell’ordine per quanto accaduto. Sono i poliziotti della scientifica e dell’immigrazione della Questura di Crotone che stanno identificando, uno per uno quei morti. Dai neonati, alle ragazze, agli adulti. Nei loro occhi si leggono le forti emozioni provate, condivise con parenti, amici. Con i sopravvissuti che arrivano a piccoli gruppi dal Cara. Su ogni bara un’impresa locale ha fatto mettere un mazzo di fiori a conferma della condivisione della tragedia da parte della comunità locale. Oggi in tanti avrebbero voluto entrare a dare un saluto ai fratelli stranieri, ma vicini nella tragedia. L’apertura della camera ardente però è stata spostata a domani dalla Prefettura in considerazione del prolungarsi delle attività medico legali.
Rappresentanti delle comunità straniere delegati da parenti delle vittime hanno fatto la spola. Ognuno aveva con se foto inviate dai Paesi di provenienza e, insieme agli agenti della scientifica, guardavano su un display le immagini dei cadaveri per i raffronti. Le grida di disperazione udite sin da fuori il Palamilone confermavano il riconoscimento di una salma. Donne e uomini arrivati da Austria e Germania, hanno pianto i loro morti, urlato il loro dolore. Per loro è stato attivato un supporto psicologico.

La comunità marocchina della provincia è stata autorizzata ad entrare per una preghiera. In 25 si sono fermati davanti alle bare. “La nostra preghiera – ha spiegato Tarik Chaouki, della moschea di Cirò Marina – è un aiuto per questi fratelli morti per farli arrivare in Paradiso. Non hanno qui le loro famiglie e noi abbiamo pregato per loro. E’ un grande dolore per noi musulmani e per tutta la comunità crotonese e italiana”. (ANSA)

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