Eseguito accesso vascolare per emodialisi per via endovascolare
L’accesso vascolare per emodialisi per via endovascolare approda in Calabria. L’innovativo metodo, eseguito finora in pochi centri in Italia ed al mondo, è stato effettuato dal team degli accessi vascolari del policlinico universitario Mater Domini.
I pazienti, affetti da insufficienza renale cronica in terapia emodialitica, necessitano di allestimento di un particolare accesso vascolare, fino ad oggi di esclusiva competenza chirurgica (fistola artero-venosa) che permette il trattamento sostitutivo che normalmente ha cadenza trisettimanale.
L’accesso vascolare raffigura il “Tallone d’Achille” della terapia dialitica sia per l’allestimento che per il managment, risultando la causa principale di ricovero in ambiente ospedaliero per i pazienti in trattamento emodialitico con un incremento dei costi di assistenza sanitaria. La collaborazione tra le Unità operative di Nefrologia, di Chirurgia vascolare, di Radiologia interventistica e di Anestesia, già da tempo, ha fatto nascere e costituire nel Policlinico il team degli accessi vascolari. La fistola artero-venosa viene confezionata per via endovascolare con un impulso a radiofrequenza sostituendosi così al bisturi.
Il sistema è costituito da 2 cateteri che vengono inseriti rispettivamente in un vaso venoso ed in uno arterioso dell’arto superiore, consentendo la creazione di una comunicazione tra i vasi stessi grazie all’energia a radiofrequenza indotta da un generatore esterno.
Ieri, grazie a professionalità altamente specializzate e ad una ormai maturata e quotidiana esperienza sinergica, il team ha allestito con successo 2 FAV endovascolari con il sistema WavelinQTM 4F EndoAVF.
L’opportunità di poter adottare tecniche alternative, sicure ed efficaci garantiscono la possibilità per i pazienti di accedere a trattamenti all’avanguardia. La nuova tecnica, che necessita, comunque, di una accurata selezione, ha molti vantaggi e benefici come assenza di cicatrice chirurgica, maggiore sopravvivenza della Fav, minore tasso di stenosi e trombosi, riduzione di infezione, minore dolore e tempi di recupero rapidi in aggiunta ad un risparmio economico dovuto al minor numero di ricoveri per malfunzionamento della Fav. (ANSA).