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Naufragio di Cutro del 26 febbraio 2023. Cessazione coordinamento ricerche

Redazione

Nella giornata odierna, acquisito il parere concorde di tutti i convenuti, si è sancita formalmente la chiusura del centro coordinamento ricerche attivato in concomitanza con gli eventi tragici del 26 di febbraio scorso.
La data del 30 di maggio, a distanza di oltre tre mesi dal naufragio, è stata ritenuta unanimemente coerente sia con gli impegni assunti dal Governo verso i familiari delle vittime e verso i superstiti, e riportati pure sui media nazionali, di tenere alta la soglia di attenzione sia, sotto il profilo tecnico, con i modelli organizzativi che normalmente accompagnano le attività di ricerca delle persone e che ne definiscono la complessiva durata.
Il Comandante della Capitaneria di porto di Crotone che sinora ha diretto e coordinato le fasi delle ricerche ha assicurato la pronta riattivazione del dispositivo all’occorrenza garantendo comunque la prosecuzione del pattugliamento a mare nell’ambito delle iniziative istituzionali dedicate all’ imminente avvio della stagione balneare.
Parallelamente alle fasi delle ricerche hanno trovato conclusione anche gli adempimenti logistici connessi alla gestione delle salme e condotti nell’intento di recepire le istanze dei familiari tanto rispetto al luogo di sepoltura, in Italia o all’estero, che alle usanze dei riti religiosi delle vittime.
A tal fine si indica il quadro finale relativo alla destinazione delle 94 vittime:
Tunisia 1
Pakistan 6
Iran 1
Germania 12
Palestina 1
Finlandia 1
Afghanistan 48
Si aggiunge che 14 vittime hanno trovato inumazione presso il Cimitero musulmano di Bologna grazie alla mediazione del Presiedente delle comunità islamiche in Italia, 7 presso un’area individuata del cimitero di Cutro, anche in questo caso, a seguito dell’intervento collaborativo del locale Imam e dei tecnici comunali, 1 presso il cimitero di Paola (Cs) e 2 presso quello di Crotone.
Si segnala infine come avesse trovato già termine tutta l’attività programmata per l’assistenza degli 80 sopravvissuti e dei familiari accolti dapprima presso una struttura ricettiva della città di Crotone e di seguito in parte inseriti nel programma di redistribuzione comunitario, noto come relocation, in altra parte ricongiunti ai familiari in Italia o all’Estero.

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