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GDF CATANZARO: QUATTRO FERMI PER ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO – SEQUESTRATI BENI PER OLTRE 11 MILIONI DI EURO, TRA CUI UN NOTO VILLAGGIO TURISTICO DEL VIBONESE

Redazione

Quattro fermi per associazione per delinquere di tipo mafioso e sequestro beni per oltre 11 milioni di euro, tra cui un noto villaggio turistico del vibonese, vale a dire il Sayonara di Nicotera. Tra i fermati ci sono Francesco Mancuso, 52 anni, di Limbadi (fratello dei più noti boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, e Giuseppe Mancuso, detto “Pino Bandera), Domenico Cupitò, 64 anni, di Nicotera, detto “Pignuni” e Assunto Natale Megna di Nicotera Marina, padre del nuovo collaboratore di giustizia Pasquale Megna. Il quarto fermato è Paolo Mercurio, 45 anni, di Marcellinara. È il bilancio del blitz del del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione del servizio centrale investigazione criminalità organizzata. I finanzieri, più nel dettaglio, hanno dato esecuzione al decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di quattro persone, indagate, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento alla latitanza. Disposto anche il sequestro preventivo d’urgenza di fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali e autoveicoli per un valore complessivo di circa 11,5 milioni di euro e al decreto di perquisizione locale e personale nei confronti dei fermati e di altri 14 indagati per concorso in associazione mafiosa. I provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria sono sono stati eseguiti nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Milano e Catania con l’impiego di oltre 100 finanzieri e l’ausilio di unità antiterrorismo e pronto impiego e della componente aerea del Corpo. Sequestrata a Nicotera Marina anche la ditta di Giuseppe Megna attiva nel commercio di prodotti ittici.Gli esiti delle indagini hanno consentito di delineare, nella fase delle indagini preliminari, la sussistenza di un gruppo criminale, riconducibile ad una consorteria operante nella provincia vibonese che, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sussistenti nel territorio, aveva acquisito il controllo di fatto di alcune note strutture turistico-alberghiere, tanto da condizionarne la gestione, soprattutto nell’individuazione dei fornitori di beni e servizi nonché del personale da assumere. La rilevanza delle aziende oggi poste sotto sequestro è testimoniata da diversi collaboratori di giustizia che, nel corso degli anni, hanno riferito di uno o più incontri avvenuti in tale struttura di Nicotera Marina, dopo gli attentati in cui persero la vita i magistrati siciliani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, durante i quali esponenti siciliani di “Cosa Nostra” avrebbero proposto alla ‘ndrangheta calabrese l’adesione alla “c.d. strategia stragista” portata avanti in quel periodo.
Le indagini hanno consentito, inoltre, di ipotizzare che uno dei destinatari del provvedimento di fermo abbia favorito la latitanza di un pericoloso appartenente ad una nota cosca di ‘ndrangheta del reggino. Il sequestro dei patrimoni illeciti eseguito dalla Guardia di Finanza assume anche un valore “sociale”, poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze accumulate dalla criminalità organizzata. I provvedimenti adottati saranno sottoposti alla valutazione del competente giudice che deciderà sulla sussistenza dei presupposti per la loro convalida.

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