Tribunale della libertà di Catanzaro ha respinto ricorso legali
Resta in carcere Salvatore Ascone, di 57 anni, di Limbadi, accusato dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri di concorso in omicidio e della sparizione del cadavere di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello sparita nel nulla il 6 maggio del 2016.
Lo ha deciso il tribunale del riesame di Catanzaro rigettando il ricorso presentato dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Caruso.
Ascone è stato arrestato nell’ambito dell’indagine “Maestrale 2” ed è accusato di avere agito in concorso con altre due persone, una delle quali deceduta e l’altro minore all’epoca dei fatti.
Secondo l’accusa, il corpo di Maria Chindamo fu dato in pasto ai maiali e i resti triturati da un trattore cingolato per cancellare ogni sua traccia.
Un omicidio, secondo la Dda, compiuto per impedire alla donna di vivere la propria libertà.
La donna, 44 anni, madre di tre figli e vedova dopo che il marito, Vincenzo Punturiero si era suicidato un anno prima per non avere retto alla loro separazione, si era rimessa a studiare all’università e intendeva ricostruirsi una vita anche come imprenditrice agricola.
Secondo quanto scriveva il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, “appare evidente che l’omicidio di Maria Chindamo sia maturato in un complesso scenario criminale che vede la convergenza di plurime volontà circa l’eliminazione della stessa: le volontà di acquisto del terreno da parte dei Mancuso sono state arginate proprio dalla rilevanza criminale della famiglia Punturiero, che mediante i suoi collegamenti con i Bellocco ha potuto inibire le volontà della cosca di Limbadi di acquisire i terreni gestiti anche dall’imprenditrice.
Circostanze che mutano sensibilmente dall’anno 2015 (dunque poco tempo prima dell’omicidio), allorquando le ritenute responsabilità di quest’ultima per il suicidio del marito e la volontà di quest’ultima di gestire i terreni acquisiti dalla famiglia del marito hanno determinato un suo allontanamento dalla famiglia Punturiero”.