Oltre 150 tra professionisti e volontari hanno partecipato a Soverato ad un’esercitazione organizzata, in collaborazione con l’Ets di promozione sociale Edimas e la Lumsa master school dell’università Lumsa, per testare il piano di protezione civile comunale per il rischio tsunami.
I cittadini di Soverato che hanno partecipato all’esercitazione sono stati accolti nelle 11 aree di attesa allestite dalle associazioni di volontariato Misericordie, Edelweiss e Cisom, in collaborazione con quelle della Colonna mobile regionale, per fornire loro le informazioni sulle buone norme di prevenzione e sull’autotutela.
Soverato è il primo comune della Calabria, e tra i primi in Italia, ad essersi dotato di idonee procedure e indicazioni per la sicurezza dei cittadini negli scenari di rischio da maremoto e anche per altre tipologie di rischi.
Secondo il sindaco della cittadina ionica, Daniele Vacca, “‘l’idea è quella di preparare chi vive il territorio ad affrontare meglio le diverse tipologie di rischio, dall’alluvione al rischio idrogeologico e dal maremoto al terremoto.
Per questo motivo i residenti della zona di Soverato marina che hanno preso parte all’esercitazione, 2.800 circa, si sono allontanati dalla zona a rischio della costa seguendo i percorsi per raggiungere le aree di attesa situate nella zona più alta della città, mentre i cittadini di Soverato superiore si sono recati nelle aree di attesa più vicine alle loro abitazioni.
Grazie alla disponibilità dell’emittente locale ‘Radio Valentina’ è stato possibile diffondere le comunicazioni alla cittadinanza. La radio, com’è noto, è spesso l’unico mezzo che i cittadini hanno a disposizione per ricevere le corrette informazioni durante la gestione delle emergenze. Alle 13 un suono prolungato della sirena ha comunicato la fine dell’esercitazione”.
“È stato calcolato – ha detto Giuseppe Coduto condirettore dei master Opem e Empc della Lumsa – che il tempo di percorrenza da ogni abitazione fino all’area di attesa più vicina è stato, essere costretti a correre, al massimo di 20 minuti, ben al di sotto dunque dei 30 minuti indicati per l’eventuale preavviso fornito dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia”.