Nessuno finora aveva visto così in dettaglio le primissime fasi della formazione di un embrione umano: è stato possibile solo con la tecnica che taglia-incolla il Dna, la Crispr-Cas9, capace di riscrivere la molecola della vita. “Comincia un’era nuova”, ha osservato il genetista Edoardo Boncinelli commentando il risultato, pubblicato sulla rivista Nature e nato dalla collaborazione fra gli istituti britannici “Francis Crick” e Wellcome Trust.
In odore di Nobel, la tecnica messa a punto da Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna ha segnato un altro record. Applicata all’analisi dell’embrione umano, ha permesso di individuare il ruolo di uno dei geni registi dello sviluppo, chiamato Oct4. “E’ un gene noto da 30 anni, ma solo adesso – ha rilevato Boncinelli – sappiamo quanto sia importante per lo sviluppo e che, se non funziona a dovere, non si nasce”.
Sono almeno 20 i geni-registi che controllano lo sviluppo dell’embrione e il prossimo obiettivo della ricerca adesso “è conoscerli tutti”. A rendere realistico un obiettivo così ambizioso è proprio la disponibilità di una tecnica come la Crispr-Cas9: un tempo si procedeva accendendo e spegnendo i geni e ogni volta osservando quello che accadeva, ma adesso tutto può diventare più veloce. Per questo gli stessi ricercatori, coordinati da Kathy Niakan dell’istituto Francis Crick, considerano il loro risultato la prova di principio di come il taglia-incolla del Dna sia effettivamente uno strumento efficace e rapido per studiare le primissime fasi dello sviluppo embrionale.
“A dispetto della loro importanza biologica e clinica – scrivono i ricercatori – i meccanismi molecolari che regolano il destino delle cellule nell’embrione umano non sono ben compresi”. Adesso non sarà più così e per Boncinelli “è facile immaginare che in futuro la nuova strada appena aperta sarà molto battuta: potremmo imparare cose che non abbiamo mai immaginato”. Per esempio, “si potrà arrivare a costruire un embrione a partire da zero, naturalmente per scopi di ricerca”.
Embrioni ottenuti in questo modo non saranno tanto una fonte per ottenere riserve di cellule staminali, quanto laboratori senza precedenti per imparare a “indirizzare un processo in una direzione piuttosto che in un’altra”. Riuscire a far questo, ha osservato, “è importantissimo per ottenere, in futuro, organi in laboratorio”.