Nel momento in cui fu adottato il Piano Regolatore Generale della città di Crotone, per intenderci il PRG vigente, in una conferenza di servizi di cui non ricordo esattamente i particolari ( anche se non dovrebbe essere difficile recuperarne una copia) fu individuata la discarica di Sovreco come discarica a servizio del Sito d’Interesse Nazionale di Crotone e Cerchiara di Calabria e Cassano allo Jonio. Conferenza di servizi nella quale, per iniziare quella che già sin dall’inizio si prospettava una bonifica complessa e complicata, fu individuato il luogo in cui abbancare oltre 1.000.000 di tonnellate di rifiuti provenienti da tutte le aree all’interno del SIN.
Da qui, da questo dato bisogna partire. Dalla discarica a servizio del SIN che , nel tempo e con il tempo, fu colpevolmente utilizzata , per uno stato emergenziale legato allo smaltimento dei rifiuti, come discarica a servizio dei rifiuti di tutta la Calabria.
Questo l’inizio da cui far partire tutte le problematiche che hanno accompagnato e accompagnano la bonifica con tutti i risvolti e le ambiguità che questo ha comportato.Bisogna quindi partire da questo dato e senza isterismi e , soprattutto , senza speculazioni di bassa macelleria propagandistica e qualunquistica e affaristica , va valutato questo possibile accordo con Eni . Pur in presenza di un interlocutore che, il più delle volte, si è dimostrato inaffidabile e scorretto, ai limiti della provocazione intellettuale e morale.
Da quest’accordo bisogna partire per firmare eventualmente un altro Piano Operativo di Bonifica. L’ennesimo. Anche se mi auguro l’ultimo e definitivo. Un accordo in cui, pur in presenza di un Piano Operativo di Bonifica fase 2 sottoscritto e non onorato in maniera indegna da parte di Eni, dovranno essere rifissati e cristallizzati una serie di obiettivi.
I tempi della bonifica. Tempi che dovranno essere necessariamente certi e inferiori ai dieci anni già previsti, e questo in conseguenza e a causa del troppo tempo perso e sprecato inutilmente. Il riutilizzo di quelle aree. Riutilizzo a fini industriali e commerciali con l’individuazione di un progetto innovativo e strategico, penso ad un Distretto Produttivo regionale funzionale alla transizione ecologica e digitale , attuabile attraverso , sicuramente, il coinvolgimento di Eni e, augurabilmente, di altre multinazionali presenti sul territorio, e, certamente, di tutti gli imprenditori locali .
La messa a terra delle risorse derivanti dalla sentenza Syndial . Risorse che da quel che mi è dato sapere dovrebbero ammontare ad oltre 100 milioni di euro e che riguardano la gran parte la riparazione dei danni ambientali subiti dalla città e dal territorio e una parte a ristoro della comunità. Le eventuali economie. Economie, certe e non di poco conto, derivanti dal prospettato annullamento del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale .
E tutta una serie di iniziative complementari alla bonifica. Penso ad una mobilità alternativa e sostenibile alle arterie esistenti per permettere ai numerosi mezzi interessati dalle attività di bonifica di arrivare dal sito delle ex aree industriali sino alla discarica individuata o, eventualmente, ad altre da individuare senza sconvolgimenti e senza problemi di sicurezza ambientali e sanitari. Tutto quanto scritto va fatto senza perdere tempo e senza lasciarsi ingabbiare in riunioni estenuanti e inutili dove, il più delle volte, si dice tutto e, come spesso capita da oltre trent’anni, non si dice niente.
Questa volta, possibilmente senza creare opposti schieramenti di tifoserie, per me inammissibili e inconcepibili, si dovrà vigilare e non si dovrà abbassare la guardia di un millimetro. E lo si dovrà fare, a differenza del passato senza imprecare contro il destino cinico e baro. Crotone e i crotonesi, e mi sembra quasi inutile ripeterlo, meritano rispetto. Lo merita la straordinaria e, forse, irripetibile, storia industriale di questa città e di questo territorio che è durata oltre settant’anni. Settant’anni di sudori e di sacrifici e di malattie e di migliaia di morti sul lavoro e per il lavoro.
Alla bonifica e al riconoscimento, seppur postumo, di Crotone come Area di Crisi Industriale Complessa, non ci sono alternative praticabili e realizzabili se non la disperazione e il degrado. La marginalità e l’isolamento.
Giovanni Lentini