Siamo alle solite!
Lo Stadio Ezio Scida di Crotone ospita squadre che si cimentano nel gioco del calcio, la Sovrintendenza a quale gioco si presta?
Lo dice la parola stessa “Soprintendenza”: ente che sovrintende alla tutela dei beni di rilevanza storica, culturale e artistica o giù di lì.
Peccato che la città di Crotone, nel corso di decenni, caratterizzati dal rapporto con tale ente sovrintendente, non abbia visto fiorire alcuna cultura di tutela intorno ai propri monumenti né di valorizzazione degli edifici storici.
Anzi, vorrei ricordare, che alcune proprietà private sono state, stranamente, costrette al “vincolo archeologico” da pochissimo tempo e che, in alcune zone su cui la Soprintendenza ha posto la sua ala protettiva, alla fine non si è cavato un ragno dal buco.
Dunque, sarà vera tutela?
A me pare che, per Crotone, da un ventennio ormai, si scriva “tutela” e si legga “ti faccio vedere io”. E ci risiamo, con le tribune dello Stadio.
“Visto che il Crotone non è più in serie A, le smontiamo”.
Ragionando per assurdo, visto che la zona è la stessa, potremmo un giorno dire “visto che stiamo tutti bene, allora smontiamo l’ospedale “
E se poi qualcuno sta male?
In barba a tutti gli amanti del calcio, a cui la Soprintendente augura di non vedere più una squadra di un certo livello, si è ancora una volta focalizzata l’attenzione sulla struttura dello Scida.
La domanda che nasce spontanea è: ma negli altri punti della città, interessati archeologicamente (in pratica quasi ovunque) è stata garantita una tutela? Vi è stata una qualche valorizzazione in questi anni?
Mi pare di no.
Alla dottoressa Argenti auguriamo buon lavoro, ma che sia davvero un buon lavoro.
Si scrive “buon lavoro”, si legge “se smonti le tribune, noi crotonesi pretendiamo di vedere in breve tempo la valorizzazione dei reperti che tuteli”, altrimenti sarà la solita promessa non mantenuta e il solito giochino di dispettucci fra enti e parti politiche
Allora meglio il calcio.
Lo dichiara Enzo Familiari
Consigliere Comunale e Provinciale