Un argomento così importante non può essere trattato in modo superficiale, ignorando le gravissime conseguenze che subiscono cittadini e imprese. Da tempo affermiamo che il sistema giudiziario non funziona e che deve essere assolutamente rivisto e riformato. Il problema principale, però, non sembra essere solo la separazione delle carriere, che è uno dei punti che deve essere approvato. Il vero problema è quello delle indagini spesso superficiali che mettono alla gogna mediatica il “mostro”, distruggendolo personalmente e professionalmente, rovinando le famiglie, creando disoccupazione e disvalori. Poi, dopo anni di detenzione e processi, si arriva, magicamente, a delle sentenze di assoluzione. Ma, intanto, i danni sono stati arrecati, spesso irrimediabilmente e irreparabilmente!
Sicuramente qualcosa non funziona ed è questo che deve preoccupare il legislatore e i vari ministeri interessati. Non si tratta più di un caso isolato che, pur non dovendo accadere, può essere tollerato. Ora il problema si sta allargando e sembra che ci sia una sorta di “persecuzione”, specialmente nei confronti delle persone che hanno poco a che vedere con il sistema criminale. Errori ci possono anche stare, ma che questi diventino quotidiani e rappresentino una percentuale rilevante, non è accettabile. Qualcosa va fatta e i magistrati non si possono nascondere dietro una presunta autonomia e indipendenza. Questa deve esistere, ma non può distruggere persone innocenti, aziende, professioni e famiglie.
È fondamentale che chi conduce le indagini e chi deve decidere siano effettivamente esperti, formati e, comunque, molto prudenti. È vero che il sistema mafioso si è radicato pesantemente nel territorio e nelle istituzioni, infiltrandosi ovunque, ma questo non significa che degli indizi, che poi non si possono provare concretamente, possano e debbano distruggere i poveri malcapitati. E poi i processi non possono durare anni per poi vedere emettere una sentenza assolutoria! Il sistema non funziona e deve essere in qualche modo rivisto. E, ripeto, la magistratura deve partecipare direttamente a questo processo di revisione non per difendere se stessa, ma per collaborare e condividere i percorsi e i provvedimenti per eliminare le storture esistenti. È incomprensibile la posizione di contrasto alle riforme, senza una riflessione interna e una verifica serena delle cose che non funzionano. Non è concepibile che di fronte a situazioni così gravi si possa solo blaterare e non, invece, sedersi attorno a un tavolo e cercare, con umiltà e serenità, delle soluzioni condivise. Una tale condotta incomprensibile non solo non porta a nulla, ma crea quella situazione di “muro contro muro” che blocca interventi seri e concreti nell’interesse esclusivo dei cittadini e del corretto funzionamento del sistema giudiziario.
È certo, però, che non si può assistere a situazioni come quelle degli imprenditori Francescantonio ed Emanuele Stillitani, che dopo anni di carcere, sequestro delle aziende e perdita di immagine, vengono assolti in primo grado! Chi pagherà a queste persone, alla famiglia, ai dipendenti i danni morali ed economici subiti? E, comunque, il dolore, l’amarezza, le sofferenze, non avranno mai un prezzo. Solidarietà e vicinanza ai fratelli Stillitani e a tutti coloro che subiscono processi di questo tipo. Rivolgiamo un appello al nostro legislatore affinché, con la partecipazione e condivisione di tutti i protagonisti del processo, si possano trovare soluzioni concrete e reali. Senza una giustizia giusta, uno Stato non può considerarsi civile e democratico.>>
Lo dichiara Giacomo Francesco Saccomanno, Commissario Regionale della Lega Calabria.