Il Consiglio d’Europa ha scritto all’Italia chiedendo chiarimenti sul suo accordo con la Libia. In una lettera del commissario dei Diritti umani Nils Muiznieks al ministro degli Interni Marco Minniti si legge: “Le sarei grato se potesse chiarire che tipo di sostegno operativo il suo governo prevede di fornire alle autorità libiche nelle loro acque territoriali, e quali salvaguardie l’Italia ha messo in atto per garantire che le persone” salvate o intercettate non rischino “trattamenti e pene inumane, e la tortura”.
In particolare, nella lettera inviata il 28 settembre e alla quale, secondo quanto appreso dall’ANSA, il commissario non ha ancora ricevuto una risposta, si chiede “quali salvaguardie l’Italia ha messo in atto per garantire che le persone eventualmente intercettate o salvate da navi italiane in acque libiche, non siano esposte al rischio di essere vittime di trattamenti e pene inumane e degradanti e alla tortura”.
Nel documento si chiedono anche informazioni sul nuovo Codice di condotta per le ong coinvolte in operazioni di salvataggio in mare, una richiesta già rivolta alle autorità italiane in una lettera adottata ieri dalla commissione migrazioni dell’assemblea parlamentare del consiglio d’Europa e indirizzata al capo della delegazione italiana, Michele Nicoletti (Pd).
Rispetto agli accordi con la Libia, il commissario evidenzia che “il fatto di condurre operazioni in acque territoriali libiche non assolve il Paese dagli obblighi derivanti dalla convenzione europea dei diritti umani”.
Muiznieks ricorda che la Corte di Strasburgo ha stabilito, in varie sentenze, che gli Stati membri del Consiglio d’Europa rispondono delle loro azioni come se agissero nel proprio Paese quando hanno un controllo effettivo o esercitano l’autorità su un individuo sul territorio di un altro Stato. Secondo il commissario “questo sarebbe, a suo avviso, vero per le navi italiane che intercettano e salvano migranti nelle acque libiche”.