A cinque anni dalla nascita del progetto di una rinnovata Provincia lungo l’Arco Jonico, le Amministrazioni locali frenano l’innovazione, mentre crescono i consensi fra i cittadini
Proprio in questi giorni ricorre il quinto anniversario della nascita del Comitato. Sorto, quest’ultimo, all’indomani della fusione delle estinte città di Corigliano e Rossano, per fornire una nuova prospettiva che restituisse orgoglio e dignità agli ambiti della Sibaritide e del Crotonese. Contesti, i richiamati, schiacciati dalle deviate dinamiche d’assoggettamento ai rispettivi centralismi storici.
Certamente, quelli trascorsi, sono stati anni difficili: una pandemia inaspettata, ha colpito il Mondo intero. I rapporti umani, per quasi due delle ultime cinque annualità si sono ridotti a dirette interattive, causa i continui lockdown che si sono susseguiti.
Tuttavia, occorre tirare le somme e ripercorrere quello che questi cinque anni trascorsi hanno rappresentato.
Nel bene e nel male, l’idea Magna Graecia, ha permeato diversi strati della società civile. La rettifica dei confini provinciali jonici, includendo il Crotonese e la Sibaritide in un’unica Provincia con un doppio Capoluogo (Crotone a Sud, Corigliano Rossano a Nord), per aprirsi ad un contesto d’area metropolitana interregionale calabro-appulo-lucana, ha convinto più di ogni auspicabile aspettativa.
Spiace, purtroppo, constatare quanto ancora la Politica locale sia volutamente e colpevolmente distante da un’idea straordinariamente innovativa.
Nel corso di quest’intervallo temporale, infatti, oltre ad incontri con diversi Amministratori locali, tanto nel Crotonese quanto nella Sibaritide, è stato realizzato un progetto editoriale che ha racchiuso tutti i capisaldi dell’idea. Il libro, presentato sia nelle Comunità rivierasche sia in quelle pedemontane afferenti al contesto jonico, ha ricevuto apprezzamenti e consensi da parte di tutti i Sindaci a cui l’idea è stata proposta. Taluni, tuttavia, hanno preferito mantenere una posizione più ibrida. È il caso del Sindaco di Crotone che si è espresso con un “Ni”; è il caso del Sindaco di Corigliano-Rossano che, interpellato sulla questione, riferiva: “Vediamo se ci sono i presupposti per poter immaginare un percorso di natura amministrativa”…. In area interna (Campana, Longobucco, Acri) i rispettivi Primi Cittadini si sono dichiarati aperti verso l’idea, rimarcandolo pubblicamente. Così come nei contesti terminali della identificata nuova Provincia (Cutro, Rocca Imperiale, Isola di C.R.), dove gli Amministratori hanno manifestato interesse ad intraprendere ragionamenti che abbraccino ambiti omogenei. Anche la Comunità di Cariati, per voce del Sindaco, ha rimarcato partecipazione ad un’idea che vedrebbe la Città inquadrata al centro dell’identificata nuova Provincia.
Attestati di stima e voglia di intraprendere un percorso inclusivo e di rilancio territoriale sono stati espressi dal Sindaco di Rocca di Neto e già Assessore Regionale, Alfonso Dattolo. Anche gli ex Primi Cittadini di Terravecchia e Paludi hanno espresso pubblicamente la necessità di guardare ad un ambiente rinnovato che includa la Sibaritide ed il Crotonese.
Così come, il Sindaco di Cassano-Sibari, pur vivendo il dissidio della sua Comunità contesa tra il contesto del Pollino e quello rivierasco, non ha espresso chiusure all’idea.
Senza dimenticare le manifestazioni di interesse che sono state avviate da parte di Consiglieri regionali e Parlamentari, sia nell’attuale Governo, sia nei precenti.
A giorni, poi, il progetto sarà illustrato anche in Lucania, nella vicina Nova Siri, e verificheremo l’appeal dell’idea anche fuori dai confini regionali.
Tuttavia, resta da constatare che nessuna Amministrazione, ad oggi, si è espressa con dedicate delibere di Consiglio sul tema ampiamente illustrato. Con ogni probabilità, gli atteggiamenti attendisti dei due Sindaci degli identificati Capoluoghi, non hanno trasmesso fiducia agli altri Amministratori. Eppure, ci chiediamo cos’altro bebba succedere a Crotone affinché la relativa Classe Dirigente realizzi di essere ormai fanalino di cosa su tutto. Non bastava, forse, dipendere dal punto di vista sanitario da Catanzaro, così come aver subito l’accorpamento della Camera di Commercio. Solo pochi giorni fa, infatti, pezzi della locale MC venivano trasferiti sulla ex Provincia madre di Catanzaro. Ormai, il destino delle piccole Province è segnato da oggettivi limiti demografici e territoriali. Pertanto, essere fagocitati dal rispettivo sistema centralista è il minimo sindacale. Non realizzare quanto appena riferito è sinonimo di vivere in un mondo fantastico e ben lontano dalla cruda realtà dei fatti. Parimenti, su Corigliano-Rossano dove ci culliamo sugli allori della terza Città della Calabria. Disconoscendo, purtroppo, non sappiamo se per conclamata cecità o se per malafede, un tessuto economico (specie in area bizantina) ridotto a brandelli. Quanto detto, mentre le aree dei Capoluoghi storici incassano oltre 20Ml a testa dei fondi di Agenda Urbana, lasciando al palo le aree urbane joniche.
Segnaliamo, infine, ancora qualche sentimento d’attacamento a progettualità superate dalla storia e dai fatti. Forse tali atteggiamenti sono motivati da stucchevole campanilismo e da poca inclinazione al cambiamento e alla novità. Registriamo, infatti, ragionamenti che ancora oggi parlano di “inviolabile” autonomia del Crotonese, nonostante quall’ambito, per le motivazioni su richiamate, perda pezzi ogni giorno. Così come, a circa 20 anni dall’aborto dell’idea Sibaritide e poi Sibaritide-Pollino, qualcuno lungo l’Arco Jonico vorrebbe parlare della Provincia di Corigliano-Rossano. Ignorando, probabilmente, che non basterà il semplice cambio di nome per coprire il limite demografico che renderebbe vana un’azione volta in tal senso. Non è un mistero, infatti, che a seguito della Legge56/12 (Riforma Delrio) gli Enti di secondo livello sono stati inquadrati per contesti demografici e territoriali. Oggi, un’ambito per poter aspirare ad una legittima autonomia dovrebbe essere classificato come contesto di almeno 350mila abitanti e 2500km di superficie. La Sibaritide, la Sibaritide-Pollino, tantomeno il Crotonese non dispongono, autonomamente, di tali requisiti. È chiara, pertanto, la necessità di fare sintesi tra aree ad interesse comune. E non è certamente guardando alle aree vallive che Corigliano-Rossano troverebbe affinità. Piuttosto l’amalgama del Crotonese e della Sibaritide potrebbe rappresentare il riassunto perfetto per immaginare una Provincia forte della sua territorialità e di una demografia importante (oltre 400mila ab). Numeri che consentirebbero una oggettiva perequazione con i contesti dei Capoluoghi storici. Le piccole Province, d’altronde, hanno dimostrato ampiamente i propri limiti. Non hanno prodotto quel ragionevole tasso d’interesse per le popolazioni che vi sono rientrate. Piuttosto, una perdita continua e costante di servizi che nel tempo hanno trasformato questi piccoli contesti in lande sempre più desolate e periferiche. A tal riguardo si guardi Crotone, ma anche Vibo e tante altre in Italia. Tale andazzo, purtroppo, continuerà anche adesso che ci avviciniamo alla Riforma governativa che riporterà il suffragio universale alle Province. La Calabria, dunque, ha bisogno di una revisione amministrativa che possa generare un rinnovato rapporto d’equità tra i vari ambiti regionali. La creazione di una realtà policentrica lungo l’Arco Jonico, con due Capoluoghi, consentirebbe alle città di Corigliano-Rossano e Crotone di sedere ai tavoli politici che contano; di gestire, autonomamente, le proprie scelte e non già di subire i diktat delle scrivanie catanzaresi e cosentine.
Sìamo certi che, prima o poi, la dirompente idea-progettuale proposta dal Comitato sarà oggetto d’agenda delle Amministrazioni locali. A tal riguardo, invitiamo a non commettere l’errore di scambiare la nostra sicurezza con arroganza intrisa a saccenza. Piuttosto, è frutto di consapevolezza per aver studiato, descritto e illustrato, un progetto rivoluzionario che avrebbe risvolti positivi non solo per lo Jonio, ma per la Calabria e il Mezzogiorno tutto.