Eccellenza reverendissima, Reverendo Capitolo Metropolitano, porgo a voi e al Reverendo Clero di questa Chiesa reggina e bovese l’omaggio filiale della Civica Amministrazione, riconfermando e rinnovando a voi la sua antica e profonda devozione per la sua celeste Patrona, la Madonna della Consolazione.
Insieme con il suo popolo le siamo andati incontro e con il suo popolo ci siamo preparati all’incontro con lei – accompagnati da una pioggia incessante – con il cuore colmo di speranza, con intima trepidazione ma facendo nostre le ansie e le paure che ancora oggi agitano il popolo di Maria.
Questa è per me l’emozione più grande che un sindaco possa provare, poter ritornare cioè a porgere questo saluto da primo cittadino; un’emozione che, a volte, ho avuto paura di non poter riprovare.
Eppur tuttavia, se le vicende degli uomini rispondessero sempre a una fredda concatenazione di cause ed effetti, significherebbe che il mondo è regolato solo ed esclusivamente dalla meccanica della materia, dalla sua fisica, dalla sua chimica, dal semplice susseguirsi di azioni razionali; e, di conseguenza, non esisterebbero ingiustizie, conflitti sanguinari, violenze, povertà; non esisterebbero le tante sofferenze che vediamo nei nostri ospedali; non saremmo messi quotidianamente al cospetto delle fragilità dell’animo umano o, più semplicemente, non perderemmo, da un giorno all’altro, un grande affetto, come purtroppo è accaduto anche a me in questo anno.
Un mondo perfetto non esiste perché la perfezione appartiene al Cielo e non è di questo mondo, ecco perchè ciascuno di noi sente ancora di più oggi il bisogno, oh Madre celeste, di rivolgersi a Te e invocare il tuo sguardo benevolo sul tuo popolo.
Perchè, allo stesso modo, anche una città perfetta non è di questo mondo ma, ciononostante, esistono tante donne e tanti uomini di buona volontà che ogni giorno, invece, lavorano con fatica e dedizione dando il meglio di loro stessi per far si che le cose possano funzionare, possano andare bene.
Ma nessun uomo è un’isola, nessuno si salva da solo. Ed in un mondo, in una città, che ogni giorno chiede salvezza contemplando i limiti e i confini della propria esistenza, queste donne e questi uomini operosi che lavorano con passione e sacrificio hanno il dovere di farlo insieme. Nello spirito di fraternità e di condivisione che la Madonna, la Mamma più eccelsa, ci ha insegnato, donando
dal suo grembo l’esempio vivente del Dio fatto uomo, testimonianza della misericordia divina.
Hanno, abbiamo cioè, il dovere di cooperare, dialogare, confrontarci sulle politiche di crescita culturale, economica e sociale del territorio. In una sola parola essere comunità.
E comunità si diventa piano piano. Giorno dopo giorno, sentendoci tutti parte di una stessa vita, sentendo come nostre le angosce dei nostri fratelli ma, parimenti, facendo nostra la voglia di rinascita e di crescita, riuscendo a cogliere la presenza di un diamante anche in mezzo al fango o alla polvere, custodendo i beni comuni ancora oggi oggetto continuo di atti di delinquenza, adottando comportamenti rispettosi gli uni degli altri attraverso sentimenti di identità e appartenenza.
Ricostruendo, cioè, questa città mattone dopo mattone, rialzandoci a ogni caduta, con orgoglio e fiera appartenenza, smettendola di pensare continuamente di essere nati nella parte sbagliata del cielo e nella consapevolezza che la ragione non sta mai dalla parte del più forte o di chi urla di più, e che le difficoltà ci aiutano a essere persone migliori.
E tuttavia la consapevolezza che la stragrande maggioranza dei reggini è fatta di queste persone di buona volontà non sarà mai sufficiente a completare questo percorso di rinascita se si rimane silenti di fronte ai tanti soprusi e ai gangli che affliggono la nostra terra. Bisogna esporsi! Bisogna denunciare, bisogna difendere Reggio da chi la vorrebbe vedere soffocare sotto il giogo della ‘ndrangheta e lavorare per liberarla da tutto ciò che è abuso, corruzione, malaffare. Ringrazio, in questo senso, il diuturno lavoro della magistratura, delle forze dell’ordine e delle forze di polizia, nonché l’operato del nostro Prefetto nelle quotidiane vicende che interessano il nostro territorio.
Le crepe esistono, è vero, ma esistono affinché la luce possa entrarvi e illuminare le nostre menti e rendere meno incerto il nostro cammino.
Perché non importa quanto si vive, ma con quanta luce si ha dentro.
E questa luce la chiediamo a te, Vergine Madre, affinché nel disordinato modo in cui si presentano i colori della vita, non cogliamo soltanto il grigio e le sue declinazioni, bensì quell’arcobaleno infinito che può essere percepito soltanto attraverso l’anima, altrimenti c’è il nulla.
Scaccia l’accidia e il disordine, liberaci dall’indolenza, favorisci la riconciliazione, oh Madre.
Aiutaci a non assuefarci al brutto, aiutaci a cogliere il bello e il buono nelle cose e nelle persone, aiutaci a continuare a sorprenderci ed emozionarci ogni giorno e non rassegnarci a un’esistenza di ordinarie, seppur concilianti, abitudini.
Perchè ciò che non è ordinario alimenta la fede, ci fa battere più forte il cuore, ci ricorda che siamo vivi e dobbiamo cogliere questo dono unico e irripetibile onorando la nostra esistenza, cercando di essere fonte di ispirazione gli uni per gli altri, cercando di essere da esempio per i nostri figli attraverso l’amore.
Perché tutto ciò che esiste è l’amore, “a-mors” cioè senza morte.
L’amore è una lunga strada, piena d’incroci, vie laterali, non è un rettilineo, né mai un unico punto, ma innumerevoli punti da unire insieme. L’amore lo ritrovi nel piacere della condivisione, ma anche nelle cadute, negli intralci, nello zoppicare, nelle paure, nei dubbi, nella pietà che non cede mai al rancore.
E’ una prospettiva che si nutre e necessita di essere guardata da punti di vista differenti, perché le differenze sono fonte di ricchezza.
La misura dell’amore sta nella sua costanza, nel suo essere lento. E costanza e lentezza, per chi ha l’onore di servire questa città si traducono in pazienza e capacità di mediazione, nella capacità – cioè – di tenere insieme le stelle e il marciapiede, essere sì visionari ma con i piedi ben saldi a sentire la terra.
Con la Madonna della consolazione come guida e la virtù come compagna.
Vergine madre, a te affidiamo la nostra città e a te ci affidiamo nella qualità di amministratori. Infondi in noi la forza e il coraggio di affrontare la notte. Perché durante il giorno i ritmi frenetici ci impongono di rimuovere attimi che non abbiamo il tempo di collocare, di decifrare. Ma la notte è lì, rapace, a riproporli, a ingigantirli, a farci convivere con il dubbio di non avere fatto abbastanza, e che non è mai abbastanza. E così se la gioia e la speranza, che il giorno ha portato in dono, cedono il passo; l’ansia, la paura, l’ora di un rinnovato addio terreno si fanno strada fino all’estremo, perchè neanche un dolore muto, interiore, conosce silenzi.
Eccellenza Reverendissima, in questo cero c’è l’insieme della speranza e dei timori propri di chi, come la nostra città, è in movimento verso nuove mete. Questa città ha voglia di crescere, lo percepiamo ogni giorno girando per le strade e per le piazze dei nostri quartieri. La nostra comunità ha scelto la propria direzione e si è messa in viaggio. Con fatica, battendosi contro le difficoltà quotidiane, con tutti i limiti di ogni umana esperienza, ma con un desiderio intenso di percorrere la propria strada, voltandosi indietro per trarre linfa dalla propria storia, ma con la consapevolezza che quelli davanti a noi saranno giorni migliori di quelli che ci lasciamo alle spalle.
La ringrazio per il manifesto amore e la speranza Cristiana che animano il Suo Alto Ministero e, con medesimi sentimenti, rivolgo il cuore e l’animo al Clero reggino, custode attento della benevolenza della nostra Avvocata e riferimento prezioso per tutto il suo popolo.
O Patrona, con l’orgoglio del Primo cittadino, ravvivo la promessa del figlio verso la Madre e ti chiedo di continuare a stare vicina a tutti i tuoi figli e alla tua città affinché affronti le sfide a cui è chiamata nel segno del rinnovamento e della tradizione: il rinnovamento attraverso il lavoro per i tanti nostri giovani costretti a lasciare la loro terra per cercare realizzazione altrove; la tradizione attraverso la gentilezza dei modi e il sentimento di ospitalità che da secoli distingue la nostra comunità.
Viva Maria, oggi e sempre.