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Un lupetto racconta a bimbi i cattivi di mafia

Redazione

La mascotte è quella di un lupetto che non racconta fiabe ma storie tragicamente vere di mafiosi più cattivi dei lupi, capaci di commettere grandi orrori per ricchezza e potere. Sono storie scritte tra i banchi di scuola nell’ambito di un progetto ideato dalla giornalista Eleonora Iannelli e promosso dalla Fondazione Rocco Chinnici. Ora quei racconti, arricchiti da disegni e vignette dei bambini, sono diventati un libro, il secondo della serie: “Meglio il lupo che il mafioso 2” (Navarra editore, 120 pagine, 10 euro). La prima edizione è nata a Palermo, la seconda ha preso forma a Messina con il coinvolgimento degli alunni di otto plessi dell’Istituto comprensivo “Villa Lina-Ritiro”, ubicati in quartieri e villaggi periferici ad alto rischio di dispersione scolastica. I racconti ripercorrono storie che hanno come protagonisti uomini e donne che hanno sfidato la mafia. C’è il piglio da sceriffo americano di Giorgio Boris Giuliano; il senso dello Stato del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa; la tenerezza di Graziella Campagna giustiziata dalla mafia a 17 anni perché aveva visto troppo; il religioso sacrificio di Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”; l’intuizione geniale del pool antimafia, che rivive nel “bunkerino della memoria”, e l’orrore delle stragi che uccisero Chinnici, Falcone e Borsellino. E, ancora, la curiosità del giornalista “impiccione” Beppe Alfano; il mistero della norte del giovane chirurgo Attilio Manca; la magia di “Gigliopoli – La città dei bimbi spensierati”. “Il Lupetto – dice Eleonora Iannelli – è diventato un simbolo di legalità e di impegno civile, altro che balena blu. Ha tanti amici e inviti nelle scuole. Il segreto? No alla retorica, spazio al candore e alla spontaneità dei bambini, parole semplici ma senza nascondere la verità, lezioni interattive, con audiovisivi e testimonianze dirette, utilizzando soprattutto la tecnica del brainstorming, una specie di intervista collettiva. E spirito di volontariato: il progetto è stato realizzato senza un euro di finanziamento. La mafia e la cultura mafiosa si possono prevenire con le buone letture, le testimonianze, gli esempi dei servitori dello Stato, la memoria”.

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