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Corte Ue, anche carcere vale per decorrenza diritto soggiorno

Redazione

Dopo cinque anni di permanenza in uno stato membro dà ai cittadini europei il diritto al permesso di soggiorno permanente e dopo altri cinque anni questo viene rafforzato col divieto di allontanamento “a meno che non sussistano motivi gravi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza”. Secondo il parere dell’Avvocato Generale (figura simile a quella del procuratore) della Corte europea, il polacco Macjel Szpunar, per il calcolo dei dieci anni che danno diritto alla protezione rafforzata del diritto di soggiorno vanno inclusi anche quelli che vengono eventualmente passati in prigione in caso di condanne per reati commessi nel paese ospitante.

Il parere non vincola il giudizio della Corte, che si esprimerà con sentenza tra qualche mese. L’avvocato generale si è espresso su due casi simili. Uno riguarda un italiano che nel 1985 si trasferì nel Regno Unito con la moglie, nel 1998 si separò e andò a vivere con un uomo che poi uccise nel 2001. Condannato a 8 anni nel 2002, nel 2006 è uscito. Ed ha avuto ragione nel ricorso contro la sua espulsione decisa nel 2007.

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