Don Edoardo Scordio esce dal carcere di Vibo Valentia dopo oltre cinque mesi di reclusione. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha infatti concesso i domiciliari all’ex parroco di Isola Capo Rizzuto,finito nel turbine dell’inchiesta denominata “Jonny” che nel maggio scorso portò al suo arresto – con l’accusa di partecipazione all’associazione mafiosa – oltre ad un vero e proprio “terremoto” nellaMisericordia della popolosa cittadina del crotonese.
Il Tdr ha oggi accolto, infatti, l’appello cautelare avanzato dal collegio difensivo del sacerdote, composto dagli avvocati Tiziano e Mario Saporito e Armando Veneto.
L’EXCURSUS LEGALE DELL’EX PARROCO
Con una istanza del 29 agosto scorso, i legali del sacerdote avevano chiesto al Gip di Catanzaro di concedere a don Scordio gli arresti domiciliari perché sarebbero sopravvenuti dei fatti in grado dirivalutare la decisione delle esigenze cautelari.
“Da un lato – spiegano gli stessi avvocati – si sono verificati fatti … che rendono impossibile la reiterazione criminosa e … oggettivamente irripetibile il presunto contributo causale offerto alla presunta organizzazione, d’altro lato, sono sopraggiunte obiettive circostanze di carattere soggettivo che oltre a porsi in netta incompatibilità con la misura cautelare adottata … sono idonee a far scemare la ritenuta ‘eccezionalità’ delle esigenze cautelari che ha precluso, al momento dell’adozione dell’ordinanza, di applicare una diversa misura …”.
Il riferimento è innanzitutto al decreto del 15 maggio con cui l’Arcivescovo di Crotone, Mons.Domenico Graziani, aveva sospeso Scordio dalla funzione di parroco, nominando Amministratore della Parrocchia “S. Maria Assunta o Ad Nives” di Isola Capo Rizzuto, padre Giovanni Zamperini.
Questa circostanza, ribadirono allora i legali, avrebbe comportato, inevitabilmente, che Don Edoardo non potesse più gestire, in alcun modo, i conti correnti della Parrocchia, “gli unici dove sarebbero transitate le somme di denaro le cui erogazioni sono oggetto della contestazione nei capi d’imputazione” a suo carico.
Inoltre, tutte le attività economiche che avrebbero partecipato al presunto e cosiddetto “affaireMisericordia” (relativo alla Fraternita di Misericordia di Isola Capo Rizzuto, Miser.Icr, Sea Lounge, Il Quadrifoglio, I Cavallucci Srl, l’Impresa Individuale Poerio Giochi, La Rucola di Poerio Antonio e La Rucola Srls) erano state raggiunte dal sequestro dell’intero patrimonio aziendale e, attualmente, sottoposte ad Amministrazione Giudiziaria.
In terzo luogo, gli avvocati avevano fatto presente al Giudice delle indagini preliminare che tutti i soggetti – che in diverso modo avrebbero partecipato sempre al cosiddetto “affaire Misericordia”, compresi “gli apicali che più di recente ne hanno preso le redini” (come è specificato nell’Ordinanza di Custodia Cautelare) sono, attualmente, in carcere.
Infine i legali avevano comunicato che il Padre Provinciale dell’Istituto della Carità Rosminiani, DonClaudio Massimiliano Papa, avesse offerto la disponibile ad ospitare Don Scordio presso la casa religiosa di Rovereto (TN).
Dunque vi sarebbe stata la possibilità di disporre una misura cautelare più “gradata”, anche inconsiderazione dell’età dell’ex parroco, che è ultrasettantenne, senza contare anche le sue condizioni di salute.
Il Gip aveva però rigettato l’istanza (il 21 settembre di quest’anno) contro cui i legali di Scordio avevano proposto appello al Tribunale del Riesame, evidenziando che il Gip si sarebbe limitato a rigettare la richiesta “sulla scorta della gravità dei fatti addebitatigli senza entrare nel merito delle considerazioni svolte dalla difesa”.
Il 19 ottobre si è svolta l’udienza davanti al Tdr di Catanzaro e oggi, poco dopo le sette di questa sera, a don Edoardo sono stati concessi i domiciliari a Rovereto, presso la casa religiosa dei rosminiani.