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Welfare. La denuncia delle sigle sindacali del Terzo settore

Redazione

Le sigle rappresentative del terzo settore e delle strutture socio assistenziali della Calabria – Uneba, Anaste, Aris, Confapi, Confcooperative, Legacoop e Forum Terzo Settore – che da ben oltre un anno e mezzo hanno lavorato, collaborando con l’assessorato regionale alle politiche sociali per la predisposizione dei regolamenti attuativi della l.23/2003, ad oggi – nonostante l’imminente entrata in vigore della riforma del welfare – denunciano la permanenza “di gravi problematiche di carattere economico e burocratico che stanno rischiando di affossare la stessa tanto attesa riforma”.
Una riforma alla quale il mondo del terzo settore crede fermamente “e che – viene ribadito – deve andare avanti e garantire a tutti i cittadini calabresi un welfare finalmente moderno e sostenibile”.

Le problematiche secondo le Sigle sono le seguenti: “nonostante la riforma, il budget investito dalla Regione Calabria sulle politiche sociali permane assolutamente insufficiente. La regione continua a stanziare la spesa storica che pone la Calabria all’ultimo posto in Italia come spesa per il sociale. È necessario pertanto un ulteriore investimento di almeno 10 milioni di euro per rendere sostenibile la riforma del welfare e far sì che essa non gravi, per come ora invece formulata, sulle fasce deboli alle quali si chiede compartecipazione anche con reddito isee zero”.

Inoltre “da pochi giorni dall’entrata in vigore della riforma segnata per il 31 dicembre manca tutta la parte dei requisiti professionali e strutturali ai quali devono adeguarsi le strutture e soprattutto si ribadisce manca la copertura economica sull’intera riforma, dal momento che è stata preannunciata la modifica del regolamento già approvato ma non si hanno comunicazioni in merito”.
Si aggiunge poi che “dal 1 luglio scorso le strutture socio assistenziali della Regione Calabria stanno erogando le prestazioni in favore delle fasce deboli senza emettere fattura, per espressa richiesta del dipartimento politiche sociali. Ciò in quanto, in vista del passaggio delle competenze dalla Regione ai Comuni avrebbero dovuto ricevere i nuovi codici univoci cui fatturare. Ma a ttutt’oggi ciò non è avvenuto con gravi conseguenze economiche a carico delle strutture rappresentate”;

Le sigle rappresentative del terzo settore e delle strutture socio assistenziali, pur sostenendo con forza la necessità che la riforma trovi finalmente piena applicazione chiedono “l’immediata sospensione del trasferimento delle competenze economiche per il 2° semestre dalla regione ai comuni; l’immediata proroga dell’entrata in vigore della riforma sino alla definizione dei requisiti professionali e strutturali di cui all’allegato sopra richiamato e comunque sino alla garanzia di adeguata sostenibilità economica e conseguente modifica del relativo allegato economico; lo sblocco immediato di tutte le richieste di inserimento nelle strutture da parte degli utenti aventi diritto; l’immediata proroga delle convenzioni di tutte le strutture socio assistenziali ormai scadute al 30 giugno”.

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