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Convegno in Prefettura a Reggio Calabria sulla legalità come modello sociale d’impresa

Redazione

“La legalità come modello sociale di impresa. Controllo giudiziario delle imprese destinatarie di interdittive antimafia e le positive ricadute sull’occupazione”: questo il tema del convegno che si è svolto stamane nel Salone di rappresentanza della Prefettura.

“La prevenzione contro l’inquinamento dell’economia legale ad opera della ‘ndrangheta – ha dichiarato il Prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bariha costituito e costituisce, tuttora, una priorità del mio mandato istituzionale. Ecco perché ho chiesto a esperti e rappresentanti istituzionali di altissimo livello, tra i quali la Presidente della Commissione Parlamentare antimafia, Rosy Bindi, di tenere proprio a Reggio Calabria un incontro per analizzare le innovazioni introdotte a seguito della recente riforma del nuovo Codice antimafia”.

“Al Prefetto, quale terminale delle politiche di prevenzione e sicurezza dello Stato nel territorio – ha sostenuto di Bari – è richiesta un’attenta ed equilibrata ponderazione dei contrapposti valori costituzionali in gioco: la libertà di impresa, da un lato, e la tutela dei fondamentali beni che presidiano il principio di legalità, dall’altro. In questo senso, recenti strumenti innovativi introdotti in materia di tutele antimafia costituiscono istituti in grado di tutelare l’impresa dai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata, salvaguardandone la produttività e proteggendo i livelli occupazionali. Ciò è particolarmente importante nelle realtà territoriali del Sud, afflitte dalla pervasiva presenza delle organizzazioni criminali e, quindi, da endemiche debolezze del sistema imprenditoriale e del mercato del lavoro”.

Dopo l’introduzione del Prefetto e i saluti del Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, Kate Tassone, magistrato e consulente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie, ha illustrato il tema dei rapporti tra il libero esercizio delle attività economiche, l’infiltrazione mafiosa e le tutele preventive antimafia, inquadrando i nuovi istituti nell’ambito del più vasto ordinamento antimafia.

Le novità riguardanti l’istituto dell’amministrazione giudiziaria d’impresa sono state analizzate da Giovanni Francolini, magistrato della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, che ha descritto il ruolo strategico che il Legislatore ha riservato al Tribunale delle Misure di prevenzione, chiamato a coniugare l’interesse pubblico e i diritti dei lavoratori, nel contrasto ai tentativi di infiltrazione delle imprese da parte della criminalità organizzata.

Le prassi applicative delle novità legislative a tutela della legalità nelle imprese sono state oggetto della disamina di Alessandra Borselli, magistrato della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che ha offerto una ampia panoramica sui nuovi scenari delineatisi a seguito della riforma operata con legge n. 161 del 2017.

Il rapporto tra attività economica e responsabilità sociale dell’impresa è stato poi affrontato dal Antonino Mazza Laboccetta dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che ha delineato il nuovo quadro di riferimento europeo ed internazionale che, a partire dagli anni ’90, ha fatto assurgere la responsabilità sociale a principio cardine dell’attività economica. Ha così evidenziato come la visione strategica di ogni impresa non possa ormai prescindere dalla considerazione delle implicazioni connesse agli effetti dei processi produttivi sui territori, né possa tralasciare scelte etiche di contrasto ai fenomeni corruttivi ed alle infiltrazioni mafiose, dovendo anzi condividere le istanze di legalità e di sviluppo locale, di benessere sociale e collettivo.

Il tema della attività economica tra esercizio della libertà d’impresa e tutela giudiziaria di prevenzione è stato affidato a Bernardo Petralia, Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria. Nel suo intervento, il Procuratore ha esposto il trend legislativo che, in materia di antimafia e anticorruzione, ha determinato una intensificazione dei poteri ai Prefetti e illustrato come i nuovi strumenti del Codice antimafia costituiscano vere e proprie forme di tutela e sostegno delle imprese, più che rappresentarne una restrizione della libera gestione.

A seguire, Gaetano Paci, Procuratore Vicario della Repubblica di Reggio Calabria, ha affrontato il tema della infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia e delle possibili derive criminali del sistema imprenditoriale, osservando come la criminalità organizzata, e in special modo la ‘ndrangheta, rappresenti per le imprese una delle peggiori e preoccupanti minacce, dal momento che ogni forma di contiguità o vicinanza è suscettibile di trasformarsi in una vera e propria forma di sottomissione.

E’ poi intervenuto il Presidente di Confindustria di Reggio Calabria, Giuseppe Nucera, che ha dichiarato come il tessuto produttivo locale voglia essere protagonista del cambiamento, nel solco della legalità. A conclusione dei lavori, la Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie, Rosy Bindi, ha sottolineato l’importanza dell’evento non solo per la città di Reggio Calabria, ma per l’intera collettività nazionale, avendo il convegno apportato un notevole contributo per una riflessione ed una corretta comprensione delle novità apportate al Codice antimafia.

“La recente riforma del Codice antimafia è una straordinaria occasione per applicare il principio di legalità, asse portante del nostro ordinamento giuridico, a sostegno dello sviluppo economico” – ha osservato l’Onorevole Bindi, che ha rimarcato l’impronta garantista della legge n. 161/2017 e la particolare attenzione che, nel disciplinare i nuovi istituti, il Legislatore ha riservato al fattore temporale, quale elemento imprescindibile per il corretto funzionamento delle imprese e per la loro competitività nel mercato.

Ha quindi ricordato come, per affermazione stessa del Governatore della Banca d’Italia, la corruzione e le mafie costituiscono il primo ostacolo agli investimenti esteri in Italia. Nel ribadire che, “oltre alla necessità di lavorare sulla riforma della Pubblica amministrazione, sul tema della pressione fiscale e su quello delle norme sul lavoro, il primo e più importante impegno resta quello della lotta alle mafie e alla corruzione”, la Presidente Bindi ha concluso il suo intervento evidenziando la ineludibile necessità di una piena condivisione di tale affermazione, da parte di tutto il sistema Paese.

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