“La politica deve fare un controllo preventivo dei soggetti eleggibili. Laddove questo non avviene spetta all’elettorato dare una valutazione”. E’ quanto afferma il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, intervistato dal Fatto Quotidiano. E aggiunge: “Siamo lontani dall’etica che dovrebbe essere, invece, indicatore di un cambiamento”. Per De Raho “la prima selezione deve essere fatta dai partiti. La politica deve guardare dentro di sé e portare all’elettorato gli uomini migliori. Quelli che potranno garantire una barriera rispetto alle corruzioni, alle collusioni, ai comportamenti mafiosi. Altrimenti la gente non riuscirà a credere in questo Stato”. Il fatto che in Calabria siano stati candidati degli indagati per ‘Ndrangheta, aggiunge, “non è dimostrazione di un programma serio di contrasto alle illegalità. A volte si può anche ipotizzare che, dietro decisioni di questo tipo, ci sia la consapevolezza che il voto mafioso consente di spostare, da un lato all’altro dell’arco costituzionale, il risultato elettorale. È evidente che sono questi i ragionamenti che fondano le scelte dei candidati”. Un codice etico, a suo avviso, è uno strumento che serve, ma “la risposta deve essere dell’elettorato” e a questo proposito “i risultati ce lo diranno. Riusciremo a capire se, finalmente, gli elettori faranno quella selezione che non è stata in grado di fare la politica. Mi aspetto che, laddove ci sono presenze inquinanti, gli elettori riescano a dare una lezione definitiva ai partiti”, conclude.
De Raho, impresentabili? Serve lezione
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