Svolta nel caso della Saipem 12000, la nave noleggiata dall’Eni e bloccata da due settimane al largo della costa sudorientale di Cipro dalla marina militare turca, a circa 50 km dall’area designata per le sue perforazioni su licenza di Nicosia. La piattaforma sta per lasciare le acque del Mediterraneo orientale, diretta in Marocco per altre attività, dopo essere stata nuovamente bloccata sul suo percorso di navigazione da 5 mezzi navali di Ankara, che hanno “minacciato di usare la forza”.
L’annuncio arriva dal governo di Nicosia, secondo cui si tratta di una battuta d’arresto che però non impedirà nei prossimi mesi le previste esplorazioni di idrocarburi nella sua Zona economica esclusiva, parzialmente rivendicata anche da Ankara e dai turco-ciprioti. Tra le altre compagnie che hanno ricevuto licenze, ci sono la francese Total e l’americana ExxonMobil.
Il passo indietro è giunto dopo un ultimo tentativo di aggirare il blocco “illegale” turco, concordato da Nicosia con il Cane a sei zampe, secondo il ministro cipriota dell’Energia Giorgos Lakkotrypis. La Saipem 12000 ha provato a dirigersi con “grande determinazione” verso il Blocco 3, dove erano previste le attività di perforazione, ma è stata intercettata dalla marina turca, che ha “minacciato di usare la forza”. A quel punto, la nave è stata costretta a tornare indietro, dirigendosi poi verso il porto cipriota di Limassol per fare rifornimento.
Entro qualche giorno partirà per il Marocco, come preannunciato ieri dall’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi.