“L’idea di Nanocathedral è nata dal constare che nel campo della restaurazione delle pietre non c’è molta innovazione, ma esiste invece la necessità per le cattedrali di trovare materiale più efficace di restauro, capace di consolidare e proteggere le loro superfici – spiega Maria Beatrice Coltelli, dell’Università di Pisa -. La disponibilità del bando europeo, che avrebbe finanziato progetti per supportare tutto ciò che poteva essere utile, per noi è stata chiaramente una spinta a sviluppare nuovi materiali”.
Nano Cathedral è già diventato una realtà per le cattedrali di Pisa, Vienna, Ghent, Cologna, Vitoria e, unico edificio moderno, l’Opera House di Oslo, non a caso sparse per l’Europa. “Abbiamo cercato di considerare cattedrali medievali in pietra in diverse zone climatiche e a diverse latitudini, da Pisa a Vienna, fino a Oslo, vicine al mare o nell’entroterra, per osservare la diversa reazione dei materiali”, sottolinea Coltelli. Per ogni cattedrale sono quindi state individuate le pietre che presentavano segni di degrado più accentuati e una conseguente maggiore necessità di restauro. “I nuovi materiali, generalmente liquidi, sono applicati alle pietre in vario modo: alcuni sopra la superficie, altri all’interno della pietra stessa”, prosegue Coltelli.
Il progetto ha ricevuto dall’Ue oltre 6 milioni di contributi.
Lo sviluppo dei materiali è portato avanti da tre aziende, poi il consolidante e il protettivo vengono trasferiti in due laboratori a Milano e Vienna, prima di ottenere la validazione.
“Nel progetto, portato avanti dai ricercatori, sono coinvolti anche gli studenti delle tre università italiane interessate, in particolare con tesi di laurea utili allo sviluppo dei materiali”, conclude Coltelli.(ANSA).