Da enigmatico rompicapo della scienza a simbolo mondiale del progresso che cambia la vita, talmente ‘pop’ da finire perfino tra gli emoji dei messaggini di miliardi di smartphone nel mondo: la doppia elica del Dna continua a stupire e affascinare, anche a 65 anni dalla sua scoperta.
Era infatti il 28 febbraio 1953, quando nei laboratori di Cambridge il biologo americano James Watson e il fisico britannico Francis Crick intuirono la struttura della molecola della vita, grazie al contributo del biologo Maurice Wilkins e alle immagini ai raggi X prodotte dalla ‘dimenticata’ Rosalind Franklin.
“La doppia elica è diventata un’icona, un simbolo potentissimo della biologia e di tutta la scienza, perché in realtà nessuno si aspettava che la soluzione al rompicapo del patrimonio genetico fosse così semplice: scoprire che tutto è contenuto in un testo lineare, composto da un alfabeto di sole quattro ‘lettere’, è stato come un fulmine a ciel sereno”, ricorda il genetista Edoardo Boncinelli.
Tante le sorprese che si sono susseguite nei decenni dopo la pubblicazione della scoperta su Nature, il 25 aprile 1953, e il riconoscimento del premio Nobel per la medicina, assegnato nel 1962 a Watson, Crick e Wilkins. “La tappa più importante è stata sicuramente la scoperta degli enzimi di restrizione, quegli strumenti molecolari che ci permettono di tagliare e cucire il Dna per fargli fare ciò che vogliamo”, spiega il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata.
“La ricombinazione genetica ha segnato una svolta. Ha permesso, ad esempio, di produrre insulina umana per i diabetici usando i batteri cresciuti in laboratorio invece che i maiali, ma soprattutto ha aperto la strada alle due grandi novità del momento che cambieranno il nostro futuro: la tecnica Crispr, che ci permetterà di correggere il Dna in modo ultra preciso cancellando molte malattie genetiche, e la riprogrammazione delle cellule, che ha aperto nuovi scenari per la medicina rigenerativa mandando in soffitta l’idea della clonazione umana finalizzata alla produzione di pezzi di ricambio”.
La strada sembra segnata, anche se è difficile immaginare quali sorprese ci riserverà ancora la doppia elica. “Le previsioni nella scienza sono fatte per essere smentite, perché la ricerca riesce sempre a stupirci”, sottolinea Boncinelli. “Di certo, presto arriveremo a modificare il genoma della nostra stessa specie, per diventare più sani e longevi. Le tecnologie sono già disponibili: siamo noi che tentenniamo, perché con l’essere umano non si può giocare. Tutto questo comunque mi fa ben sperare, l’esito che ne avremo dipenderà da quanto giudizio ci metteremo. Noi ci siamo auto definiti Homo sapiens: ora dobbiamo dimostrare di esserlo per davvero”.