Stamattina, la conferenza stampa presso la Procura di Catanzaro per l’omicidio dell’avvocato lametino Pagliuso. tanti i dettagli sull’operazione affidata ai Carabinieri. In conferenza stampa il Procuratore Nicola Gratteri parla di “una giornata importante perché finalmente dopo continue indagini dalla sera del 9 agosto 2016, carabinieri e Procura non si sono fermati un giorno su questa indagine”. “Non è possibile che si uccide un avvocato – aggiunge Gratteri – una parte del processo: qualunque sia stata la causale. Le indagini non sono concluse, questo è solo uno step”. Per Gratteri “Marco Gallo non è più un killer solitario ma un soggetto che sposa la filosofia criminale di quell’organizzazione: non un cinico killer ma un killer dell’organizzazione”. L’omicidio Pagliuso, quindi si inserisce in in un conflitto, hanno più volte sottolineato in conferenza stampa, “tra i Mezzatesta e gli Scalise”. “Fare l’avvocato qui non è molto facile” dice Gratteri. “È sempre più difficile – sostiene – sempre più pericoloso: io invito sempre ad essere più duri e rigorosi a mantenere sempre la scrivania con il cliente”. Il Procuratore Gratteri, inoltre, ha evidenziato anche il lavoro svolto dai magistrati Elio Romano della Dda e Marta Agostini della Procura ordinaria di Lamezia. “Un capolavoro di tecnica d’indagine basato non su gravi indizi di colpevolezza ma su prove. È stato un lavoro di prove e sono orgoglioso dei miei uomini di quello che sono riusciti a fare, io sono stato il catalizzatore”.
Dopo Gratteri, diversi interventi. A partire dal Procuratore Aggiunto Bombardieri che ha detto in conferenza stampa:è giusto ripercorre quella notte tra il 9 e 10 agosto 2016 perché “subito abbiamo assunto la direzione delle indagini in quanto si trattava di un omicidio di ‘ndrangheta. Abbiamo chiesto quello che ci serviva e ci è stato dato tutto. Siamo partiti con le immagini ma non ci davano elementi sufficienti: un soggetto con alta professionalità, a sangue freddo”. Le indagini si sono concentrate anche sui giorni precedenti l’omicidio. Le indagini, dice Bombardieri, si sono focalizzate su un podista: “un soggetto in pantaloncini e maglietta in orari inusuali, tipo le due di notte, che fingeva di fare esercizi fisici. poi continua col dire: Non lo avevamo però individuato nel volto. Nelle circostanze era presente anche l’autovettura del podista: bisognava capire di che macchina si trattasse con accertamenti che hanno richiesto mesi”. “Le indagini non si sono fermate un attimo anche se è stata scelta la linea del silenzio e della riservatezza” precisa. “La svolta si è avuta con l’omicidio Mezzatesta: un lavoro su un soggetto che all’epoca era sconosciuto alle forze dell’ordine. Quelle indagini hanno fatto accendere lampadina sui collegamenti ipotizzabili tra i due omicidi. Da quel momento si è avuto un ulteriore input. Un resoconto dettagliato quello del Procuratore Aggiunto: “Attraverso Gps e targa si è riusciti a dare un nome a quel podista: Marco Gallo. Tabulati tavole gps e immagini sono state sovrapposte per dare certezza a quello che fino ad ora erano solo suggestioni: ovvero che Gallo fosse anche l’omicida di Pagliuso”. “Le indagini – afferma – hanno permesso di collegare l’omicidio all’ambiente criminale degli Scalise”. È emerso, quindi, che sarebbe stata agevolata la cosca, quella degli Scalise “che ha visto censire i rapporti di Marco Gallo e alcuni familiari di quella famiglia”.Parla anche del possibile movente dell’omicidio Pagliuso in riferimento ad un collegamento con l’omicidio Mezzatesta: è stato possibile “collegare l’omicidio allo scontro tra i Mezzatesta e la famiglia degli Scalise”. Sarebbero così emersi “rapporti non solo professionali ma anche amicali tra Pagliuso e i Mezzatesta divenendo così un “bersaglio per gli Scalise” conclude Bombardieri.
E’ intervenuto anche il colonnello dei Carabinieri Marco Pecci il quale dice: “l’omicidio dalle sue prime battute ha evidenziato grandi difficoltà: non sono stati trovati bossoli e nessuna traccia utile. Poi c’è stato l’omicidio Mezzatesta il 24 giugno 2017: un delitto efferato con 5 colpi ben assestati che rappresentavano la capacità operativa… poi il nulla”. In quell’occasione si era arrivati a ricostruire l’omicidio e i più di 80 chilometri percorsi dal killer in un mese circa: “una perfetta sinergia di tutte le compagini dell’arma dei carabinieri e del reparto crimini violenti del Ros centrale”. Più volte nel corso della conferenza stampa in Procura, è stata sottolineata l’importanza dell’attività di raccolta dati: “sono state visionate oltre 100 telecamere”. Dalle quali è emersa “una sagoma nella penombra nel giardino di casa” che ora per gli inquirenti è nitida. Quella figura è stata poi collegata, aggiunge il colonnello Pecci: “al transito della Bmw station wagon: dopo la commissione dell’omicidio il podista portava addosso uno zaino, mai comparso le sere prima. Uscendo dal giardino seguiva un movimento anomalo che entrava nella strada chiusa e ritornare in retromarcia su via Marconi”. Grazie poi all’elaborazione dai Gps acquisiti per l’omicidio di Mezzatesta si è arrivati all’auto in uso a Gallo.
Il comandante dei Ros di Catanzaro, Migliavacca ha sostenuto l’importanza di “un valore aggiunto che ha fatto si che il personale avesse un’unica visione di intenti: una macchina perfetta per consentire il raggiugimento di questo scopo”.
Nel corso della conferenza stampa è stato sottolineato dal Procuratore Gratteri che sono state emesse due ordinanze con la riqualificazione del fatto omicidiario di Mezzatesta con l’aggravamento dell’art.7 “modalità e agevolazioni della cosca Scalise.” Sono stati anche messi a setaccio “i rapporti gli Scalise e Gallo Marco successivamente all’omicidio. Dai rapporti telefonici e dalla documentazione è emerso un rapporto personale stretto”.