Apprendiamo in questi giorni dell’ennesima catastrofica morte sul posto di lavoro nella nostra regione. Questa volta a pagarne le spese è stato un operaio anziano (71 anni!), Dieter Himmelspack, di origine tedesca residente a Rogliano, intento a lavorare presso un capannone del padron Tosti, nella zona industriale di Piano Lago. Le testimonianze dei compaesani e gli stessi media locali riferiscono come l’anziano signore venisse sfruttato in nero nonostante la sua età. La morte, stando alla telefonata al 118, sarebbe avvenuta a causa di una caduta da un’impalcatura da un’altezza di circa 5 metri. Questa ennesima “morte bianca” (termine astutamente inventato dalle classi dominanti per nascondere le loro colpe dietro le morti di chi lavora per loro) è emblematica: una situazione di lavoro estremamente a rischio, un padrone che tenta di nascondere le prove e di sviare le indagini, un operaio molto anziano costretto ancora a lavorare. Il fatto che Tosti abbia provato a sviare le indagini affermando che il signore fosse solo “un cliente” (come se i clienti si recassero in visita sui tetti dei capannoni industriali), il fatto che i soccorsi non abbiano trovato l’impalcatura segnalata nella telefonata al 118, trovando invece il corpo in mezzo al sangue già coagulato, fanno emergere già la verità: l’uomo lavorava su una purtroppo consueta impalcatura improvvisata, costruita senza parapetti né imbragature di sicurezza, che sono essenziali e dovrebbero essere obbligatori. Essendo l’uomo anziano, sarà bastato un semplice capogiro o una scivolata per condannarlo a una morta terribile. Il sangue coagulato dimostra chiaramente come i soccorsi siano stati chiamati solo oltre mezz’ora dopo l’accaduto, appunto il tempo di smontare questo tipo di impalcatura “volante” e far passare la vittima per un cliente. I fatti però hanno la testa dura: l’uomo era un operaio, lavorava per il padrone dello stabile (Tosti) ed è caduto da un’altezza elevata, evidentemente a causa di assenza di misure di sicurezza. Non ci stancheremo mai di ripetere ciò che diciamo sempre in questi casi: se muore un operaio la colpa è del padrone, perché pur di risparmiare pochi spiccioli per gli impianti di sicurezza è stato disposto a far lavorare in condizioni estreme un operaio settantenne, sfruttato in nero come carne da macello. Il tentativo di camuffamento dell’accaduto rende lampante la colpa di Tosti. Tutto questo ci riconduce a un ragionamento più generale: perché un uomo a 71 anni non può godersi una pensione, ma è costretto ancora a lavorare in nero? Perché questa è stata la volontà dei governi dei padroni che si sono succeduti negli anni: aumentare l’età pensionabile, diminuire le pensioni, per dilatare il più possibile il livello di sfruttamento del lavoro a basso costo, come appunto quello degli operai anziani, ricattabili perché bisognosi, a scapito dei diritti sul lavoro e a scapito di milioni di persone e giovani condannati alla disoccupazione. È assolutamente necessario unire le lotte sul lavoro e per l’occupazione, non solo per lavorare meno e lavorare tutti, non solo per avere tutti un salario minimo garantito che vada contro lo sfruttamento sfrenato di questi padroni assassini, ma anche e soprattutto per costringerli a mettere subito in sicurezza tutti i cantieri e tutti i luoghi di lavoro, per tutelare le nostre vite e i nostri cari a scapito dei loro profitti. Questo poiché il numero di “morti bianche” in Calabria e in Italia è diventato intollerabile, e necessita della risposta organizzata e cosciente di tutti gli operai, i lavoratori e i disoccupati. Una risposta forte che serve urgentemente, e che si può realizzare solo tramite la lotta.
Morte di Piano Lago, PC Cosenza: “Ennesimo omicidio padronale
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