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Aprocal: la Calabria pioniera della biodiversità

Redazione

Doppio risultato strategico per Aprocal al convegno regionale tenutosi qualche giorno fa. Da un lato, gli apicoltori produttori calabresi hanno visto riconosciuto a livello istituzionale il peso del loro ruolo, fondamentale per l’attivazione della misura straordinaria 10.1.9 “Apicoltura per la Preservazione della biodiversità” del PSR Calabria 2014-2020. Dall’altro, è stato fatto un passo importante nella discussione per l’adozione di una certificazione che attesti e protegga l’origine del miele calabrese.

I dati recenti della Banca Dati Apicoltura regionale dicono che in Calabria ci sono circa 750 aziende apistiche che gestiscono, in oltre 2.000 apiari, circa 80.000 alveari con una produzione lorda vendibile, relativa al solo miele, stimabile in più di 20 milioni di Euro. Si tratta quindi di un settore dal grande potenziale, da sostenere attraverso interventi mirati di valorizzazione e salvaguardia.

Alessandro Zanfino, dell’Autorità di Gestione PSR 2014/2020 Regione Calabria, ha spiegato come la misura 10.1.9 sia orientata a supportare progetti per la biodiversità, un settore definito “strategico per il futuro”. Per il dirigente regionale il contributo economico riconosciuto agli allevatori apistici rappresenta un vero e proprio “premio per la realizzazione della biodiversità”.

Anche Mauro di Zio, vice presidente nazionale di Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, ha parlato di biodiversità e apicoltura in termini strategici: “dove c’è apicoltura c’è biodiversità” ha detto, aggiungendo che “è essenziale consolidare la spesa storica in termini di finanziamenti all’agricoltura e strutturare il mondo dell’apicoltura in Calabria, dove la biodiversità è presente in maniera preponderante e la qualità dell’ambiente è altissima”.

A indicare la direzione in questo senso è stato Giuseppe Cefalo, presidente nazionale di UNAAPI – Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani, il quale ha detto chiaramente che “la crescita non può prescindere da una dimensione associativa, perché un apicoltore solo è un apicoltore morto”. Un riferimento diretto alla necessità di superare gli antichi individualismi per convergere in gruppi organizzati di produttori come APROCAL.

A questo punto, come ha dichiarato Raffaele Denami, del Dipartimento Agricoltura Regione Calabria, il Dipartimento si farà promotore di una serie di incontri per definire gli step successivi e l’APROCAL dovrà dotarsi di una struttura tecnica per supportare gli apicoltori nella compilazione della domanda informatizzata.

Sul versante della certificazione d’origine si è iniziato a fare chiarezza sul fatto che prima di pensare al tipo di certificazione (igp o dop) vanno individuate le caratterizzazioni dei mieli, per poi concentrarsi sulla filiera (chi produce, che cosa, a chi vende) e infine individuare di conseguenza lo strumento di certificazione più adeguato.

Maria Lucia Piana, uno dei massimi esperti italiani di miele, ha evidenziato la possibilità di individuare nuove direttrici per caratterizzare il miele calabrese nell’ottica di una certificazione d’origine, superando le tre tradizionali differenziazioni: organolettica, botanica, geografica.

In tal senso un suggerimento è arrivato dal professore Vincenzo Palmeri dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, il quale ha parlato di una possibile dop “Miele di Calabria”.

Il presidente di APROCAL, Gaetano Mercatante, ha sintetizzato il risultato del convegno: “É stato il primo momento di discussione per trattare il tema della certificazione d’origine, ora dobbiamo analizzare le varie zone di produzione per capire le potenzialità produttive in termini di specie mellifere e di salubrità. Passo dopo passo APROCAL è stata pioniera anche nel campo della salvaguardia dell’habitat naturale, avendo avuto il merito di individuare nella biodiversità il tema centrale per il futuro”.

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