Il calore degli oceani genera una sorta di secondo campo magnetico terrestre, molto più debole rispetto a quello che avvolge la Terra, proteggendola dal bombardamento degli sciami di particelle scagliati dal Sole, ma ugualmente importante per capire il nostro pianeta, a partire dai cambiamenti climatici. A portare alla luce questo fenomeno, finora insospettato, è la missione Swarm dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e i risultati sono presentati nel convegno dell’Unione Europea di Geoscienze, in corso a Vienna.
I tre satelliti della missione sono riusciti a misurare per la prima volta con precisione il contributo delle maree al magnetismo terrestre. “Poiché gli Oceani assorbono calore dall’aria, individuare come questo calore si distribuisca e venga immagazzinato, in particolar modo nelle profondità marine, è importante anche per capire i cambiamenti climatici”, ha rilevato Nils Olsen, dell’Università Tecnologica della Danimarca, che partecipa alla missione.
Quando le acque salate degli oceani attraversano il campo magnetico che nasce dal nucleo del pianeta si generano deboli correnti elettriche e queste, a loro volta, inducono un segnale magnetico. Il fenomeno è stato finora davvero difficile da misurare, ma adesso esistono le prove della sua esistenza e potrà diventare uno strumento in più per avere un quadro completo e inedito dei fondali. “Poiché il segnale magnetico della marea provoca una debole risposta magnetica sotto i fondali marini, questi risultati – ha detto Olsen – permetteranno di conoscere meglio le proprietà elettriche della parte superiore del mantello terrestre”.