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Scuola Pubblica: i pedagogisti scrivono agli psicologi per un tavolo tecnico

Redazione

Il Presidente Nazionale AINSPED (Associazione Internazionale Pedagogisti Educatori), Davide Piserà, scrive al Presidente Nazionale degli Psicologi, Fulvio Giardina, in merito alla collaborazione tra Pedagogisti, Educatori e Psicologi sul futuro della Scuola Italiana.

Di seguito il testo della lettera:

“Gent.mo Dr. Giardina, Le scrivo in qualità di Presidente dell’Associazione Internazionale Pedagogisti ed Educatori (AINSPED), per manifestarle le mie perplessità in merito alla realtà professionale che i nostri professionisti si trovano ad affrontare quotidianamente su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud, dove le difficoltà umane dei cittadini sono sempre più evidenti e perturbanti, e dove il “singolo” consulente è perennemente spinto a sviluppare percorsi rieducativi o riabilitativi all’avanguardia per meglio rispondere alle esigenze dell’utenza di riferimento.

È chiaro che il fine ultimo di AINSPED è la tutela delle professionalità di Pedagogisti ed Educatori, ma è altrettanto chiaro che la migliore forma di tutela delle competenze di una categoria è di creare quella sinergia sul territorio che ad oggi manca, e che contraddistingue da molti anni scontri ideologici basati sul nulla, su vacue visioni scientificamente improbabili (fortunatamente di un ristretto gruppo di soggetti) che non rispondono né alle esigenze del territorio e né alle reali competenze dei professionisti che, ambedue, rappresentiamo.

Che fare, dunque? Continuare a tirare una fune da una parte e dall’altra? Credo, così come spero anche lei, cheincontrarsi e parlare da professionisti sul miglior modo di far co-esistere queste professionalità sia la soluzione migliore, non tanto per noi medesimi, ma per una società che urla a gran voce il bisogno di un’équipe di lavoro che sappia intervenire, nel limite delle proprie competenze, nell’ambito di tutela del benessere del cittadino. Pensandoci bene questa mia lettera non è poi un’utopia.

Basti pensare al Nord Europa, dove Pedagogisti, Educatori e Psicologi lavorano insieme nel Piano Sanitario Nazionale, in un contesto in cui nessuno vuole l’esclusiva, ma rispetta il collega, ed il buon lavoro di un singolo professionista valorizza quello degli altri. Ecco perché il tiro alla fune deve cessare. Non potrà durare per sempre. Dobbiamo incontrarci e proporre allo Stato la costituzione di un’équipe ben regolamentata su tutto il territorio nazionale, anche per fronteggiare l’abnorme tasso di disoccupazione dei nostri colleghi che, sia in forma autonoma da liberi professionisti, sia in lavoro dipendente, non riescono ad essere padroni delle proprie vite, figuriamoci poi nella tutela dell’utente.

L’AINSPED possiede tra i suoi soci onorari importanti personalità inerenti l’ambito medico e l’ambito psicologico,perché chi lavora con etica non può e non deve essere orientato al conflitto tra professioni, le capacità si dimostrano sul campo con la qualità dei servizi offerti ai cittadini, non tentando di invadere le competenze altrui. Potremmo citare gli importanti studi sulla ‘Prevenzione nell’età evolutiva’ condotti da una eccelsa équipe di professionisti presso la Göteborgs Universitet, così come potremmo citare importanti evoluzioni del ‘Metodo ABA’ negli Stati Uniti, grazie alla collaborazione – insieme ad altri esperti – tra Pedagogisti e Psicologi.

È veramente deplorevole vedere come in Italia tali realtà siano apparentemente irrealizzabili, e di come quotidianamente ci vediamo costretti a lavorare con poche soddisfazioni e tanti sacrifici. Se facessimo fronte comune, pensando che in Svezia non esiste il ‘femminicidio’ (di per sé termine grammaticalmente scorretto), non esiste l’8 marzo, bensì il sociale e la prevenzione sono i primi impegni dello Stato e non esistono i processi mediatici, forse potremmo porre in essere un programma congiunto e sinergico da sviluppare nelle sedi opportune.

Mi scuso a nome della categoria, o meglio, delle categorie professionali che rappresento se in passato taluni personaggi, tentando di raccattare improbabili consensi, hanno messo inevitabilmente in cattiva luce professionisti capaci e dotati di spiccate doti operative, quali Pedagogisti ed Educatori. Motivo per il quale faccio questo ‘primo passo’ nel chiederle un incontro. Con la speranza che possa essere un punto d’inizio importante verso la costruzione di una realtà nazionale di équipe, tanto annunciata nei testi accademici, ma in realtà assente nella quasi totalità del territorio nazionale.

I professionisti da me rappresentati sarebbero lieti di averla con noi ad una tavola rotonda. Siamo aperti al confronto, ed a scrivere insieme qualche pagina di un futuro incerto che, forse, è ancora possibile modificare.

Del resto, come diceva Mark Twain: “Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto, ma di quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite”.”

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