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“Storia della cultura alimentare nella Calabria Romana. La civiltà a tavola: quando il cibo diventa cultura”

Redazione

“Storia della cultura alimentare nella Calabria Romana. La civiltà a tavola: quando il cibo diventa cultura” è il titolo del nuovo libro di Teresa Pugliese edito da Albatros Edizioni. Il volume, seconda fatica letteraria dell’autrice calabrese, è disponibile in tutte le librerie e gli store digitali. Frutto di una ricerca storica e archeologica sui cibi e usi alimentari della Calabria nel periodo storico romano, lo scopo di questo volume è quello di fornire un quadro esaustivo ed articolato delle abitudini alimentari degli abitanti del Bruzio in epoca antica, da cui trae origine la cultura enogastronomica popolare della nostra regione, non trascurando di certo il glorioso passato magno greco, che ha lasciato nel tessuto culturale della Calabria, profonde impronte che hanno influenzato a fondo ed in maniera incisiva la storia alimentare di questo popolo, nel periodo romano ed oltre. Il cammino che l’autrice percorre lungo le strade di questa regione attraversa svariati paesaggi: dai campi profumati di grano della Locride, alle immense distese delle viti Sibarite, dai pendii della Sila germoglianti di pini e abeti, fino alle coste di Hipponion dove gli Dei resero abbondati le acque di molteplici specie marine. La dieta calabrese in età romana, nel segno di una profonda identità culturale, si è conservata sino ai giorni nostri con caratteri tipici e peculiari. Il volume  analizza la cultura alimentare della Calabria romana, inserendola nel contesto storico archeologico del territorio regionale; si parla infatti del garum,  salsa di pesce molto apprezzata dai romani, prodotta negli stabilimenti per la lavorazione del tonno rinvenuti dalla ricerca archeologica soprattutto nel vibonese che ricorda molto il “vatarico”, una specie di “bottarga” che ancora si produce sulla costa tirrenica calabrese; ed ancora la continuità tra l’uso antico di conservare il pescato sotto sale e l’attuale produzione della “sardella”, anche detta “rosamarina”, salsa costituita da un impasto di neonata di sarde, alici, oppure acciughe con sale, peperoncino macinato e semi di finocchio, diffuso nel cirotano. Vengono annoverati inoltre i così detti “dolci della festa”: crustuli, mustazzoli, mucceddati, tutti simili per forma e per modi di preparazione agli antichi dolci greci e romani, prodotti per deliziare il palato ed utilizzati inoltre come ex voto. Il discorso relativo alle colture e ai modi di produzione dei generi alimentari usati nell’antichità è stato possibile anche grazie alle ricostruzioni dei paesaggi agrari antichi fatte da molti storici; si è prestata grande attenzione quindi  a quelle che sono le colture antiche dell’ulivo e della vite che tutt’ora caratterizzano il paesaggio magno greco in generale e quello calabrese in particolare. L’ampia   documentazione   storico-archeologica   oggi   disponibile   sulle   modalità   di   coltivazione, hanno consentito all’autrice un vasto excursus  che va dall’analisi delle varie tipologie di vitigni per ciascuna area e che culmina nel capitolo dedicato al testamento di Mario Megonio, ai sistemi produttivi nelle strutture agrarie delle villae con i turcularia e i vasti depositi di anfore e  dolia , veri e propri capisaldi del sistema schiavistico del mondo romano, alle pratiche del consumo sia durante la convivialità che nelle cerimonie religiose, alle forme economiche della commercializzazione attraverso le anfore che venivano impermeabilizzate con la pece che si produceva in abbondanza nei boschi calabresi. Per alcuni   prodotti   di   largo   uso  nel   mondo   romano   calabrese   l’autrice   riesce   a  trovare   puntuali corrispondenze con produzioni moderne talvolta simili anche nelle assonanze lessicali; è questo il caso del  passum,  bibita altamente zuccherina che si ottiene dalla trasformazione delle uve essiccate al sole, che viene accostato al meglio noto “vino passito”. Ad arricchire l’opera la prefazione della Dottoressa Maria Teresa Iannelli, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia e del Museo Archeologico dell’antica Caulonia, e la copertina firmata dall’artista Antonio La Gamba. Questo volume, unico nel suo genere e senza dare  “ricette”, sa coniugare la storia, l’archeologia e cultura alimentare della Calabria romana che spesso sembra “sopravvivere” nelle abitudini odierne. Gli usi, i profumi ed i sapori a distanza di millenni non sono poi così tanto cambiati, e non siamo poi tanto cambiati neanche noi. La Calabria, resta uno dei luoghi più affascinati della penisola italiana, così come lo era la splendida Magna Grecia, di cui noi Calabresi ne conserviamo gelosamente il ricordo e l’antico splendore.

Biografia 

Teresa Pugliese nasce a Crotone il 3 giugno 1990, vive tra Vibo Valentia e Cirò Marina, suo paese natale.  Si laurea nel 2014 in Lettere e Beni Culturali e nel 2017 in Filologia Moderna. Amante sin da piccola del mondo della scrittura e della letteratura, coltiva questa passione cominciando a collaborare in diversi blog. Nel 2015 corona il sogno di poter pubblicare la sua prima opera dal titolo “Sibilla Aleramo. Il difficile viaggio nel paese dell’identità” grazie al quale ottiene un ottimo riscontro di pubblico e diversi premi. Organizzatrice e relatrice di diversi workshop e convegni culturali. Collabora con la rivista Albatros Magazine, dove si occupa di musica e spettacolo.

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