Un duro attacco all’Inps. Rea di bloccare per ritardi burocratici il pagamento delle indennità dovute ai tirocinanti calabresi.
A firmarlo è il consigliere regionale Gianluca Gallo, che senza mezzi termini accusa l’istituto previdenziale «di ridurre sul lastrico, praticamente alla fame, migliaia di lavoratori e le loro famiglie». L’accusa poggia sui ritardi, ormai mostruosi, nella corresponsione delle indennità dovute ai 5.583 lavoratori ex percettori di mobilità in deroga che fino agli inizi del 2018 e per i sei mesi precedenti in tutta la Calabria hanno prestato la loro opera in favore di 335 enti pubblici, peraltro garantendo servizi pubblici essenziali. «All’inizio – ricorda Gallo – i ritardi erano ascrivibili alla mancata definizione della banca dati da parte della Regione. Per settimane, insieme ai lavoratori ed ai loro rappresentanti, siamo stati col fiato sul collo della giunta regionale perché gli uffici competenti trovassero il modo di accelerare le procedure e garantire così diritti essenziali. Ma quando tutto sembrava risolto, l’intoppo s’è ripresentato nei corridoi dell’Inps, che non ha ancora ultimato le proprie incombenze». Risultato? «I tirocinanti hanno concluso il loro lavoro a Gennaio, ma ancora oggi sono in attesa di ricevere le indennità maturate: si va da una a tre mensilità arretrate e non ancora corrisposte. Una vergogna che reclama giustizia». Motivo per il quale Gallo, dopo aver invitato il presidente della giunta regionale Mario Oliverio «a far sentire la sua voce ed a manifestare anche con atti ufficiali lo sdegno per quanto va verificandosi», esorta la Regione a sollecitare «l’Inps a voler provvedere al disbrigo delle proprie incombenze in tempi rapidi e senza ulteriori ritardi». Anche perché, conclude Gallo, «la situazione è drammatica: quelle indennità, per quasi tutti i lavoratori interessati, sono l’unica fonte di reddito. E per questi ritardi sono migliaia le famiglie in seria difficoltà, in una terra in cui usurai e criminali sono sempre pronti ad approfittare delle debolezze altrui. Fingere che tutto questo non esista, o possa essere relegato in secondo piano, vuol dire contribuire ad accrescere lo stato di disperazione in cui versa un’ampia fascia di popolazione, spesso la più debole».