La sanità calabrese, si sa, è terra di conquista. Negli ultimi anni abbiamo assistito al progressivo saccheggio degli ospedali pubblici, chiusi proprio nelle zone disagiate, dove maggiore è il bisogno di assistenza e di presenza dello Stato, con la conseguenza dell’aumento indiscriminato ed incontrollato di due fenomeni letali per un territorio già debole: da un lato l’intasamento dei nosocomi definiti hub con l’utilizzo dei pronto soccorso come primo parcheggio e con la messa in pericolo della incolumità dei cittadini, dall’altro l’emigrazione sanitaria, con il disagio di famiglie e l’incremento della spesa.
Contestualmente a ciò, abbiamo avuto il taglio delle risorse per l’altra parte del servizio pubblico, quella erogata dalle strutture accreditate, che avrebbero potuto – potrebbero – integrare e migliorare l’offerta per i cittadini ed invece sono costrette da una politica miope ed ottusa a ridurre i servizi pur avendo le potenzialità per rispondere ai fabbisogni con qualità ed abbattimento di spesa. Invece, sempre la sedicente classe dirigente – cioè Regione e Commissario – impongono liste d’attesa e mobilità in uscita.
Oggi, in questi giorni, siamo costretti a registrare un altro fenomeno, consapevolmente e dolosamente posto in essere dagli stessi sciagurati attori: lo scippo delle risorse destinate ai laboratori accreditati, con l’azzeramento del servizio per la popolazione, ma soprattutto con l’obiettivo, ormai scoperto e palese, di ridurre drasticamente il valore di aziende sane che danno lavoro e servizi da decenni e che, in virtù delle decisioni di un Commissario e dell’ignavia della classe politica regionale, saranno costrette a chiudere e a cedere le loro attività ad una multinazionale che le comprerà per un tozzo di pane.
Scenari di fantasia? Vedrete che finirà così ed il disegno è fin troppo scoperto.
Noi ci battiamo con le armi del diritto per salvare un pezzo di economia del territorio, ma di fronte ad una azione così imponente e devastante l’opposizione giudiziaria è solo resistenza. Occorrerebbe un sussulto di dignità da parte di chi è deputato a rappresentare nelle Istituzioni gli interessi di una comunità ed invece assiste indifferente alla devastazione di un settore produttivo finalizzata scientificamente allo shopping industriale di manager tedeschi ed austriaci.
Ma forse è chiedere troppo. Qui siamo impegnati nella discussione sui vitalizi e sul rilancio del PD. La salute, il lavoro, l’economia reale vengono dopo.