Con la proiezione di Free to run (“Liberi di correre”) di Pierre Morath, un film straordinario che ha ottenuto successi in tutto il mondo, è entrato nel vivo il fitto programma della Corrireggio 2018. Quella che è stata una delle prime proiezioni in Italia (presso il cineteatro metropolitano messo a disposizione dal Dopolavoro Ferroviario di Reggio Calabria) dopo l’anteprima al “Festival dei diritti Umani”, ha rappresentato un lavoro filmico documentato e veramente prezioso. “Non solo – ha dichiarato Nuccio Barillà, Presidente della Corrireggio nel presentarlo – perchè è ben realizzato ed è dedicato al podismo, alla sua storia, alla sua evoluzione, all’impatto che ha avuto sul costume e sulla società. Ma perchè sollecita riflessioni. A partire dalla costatazione di quanta fatica, di quanti anni e di quanta determinazione sono stati necessari per rimuovere l’esclusione delle donne da tale disciplina sportiva (negli Stati Uniti fino al 1967) e rimuovere anche il luogo comune secondo cui chi praticava la corsa fosse un eccentrico o addirittura un sovversivo”. Questa idea di partenza e i lenti ma evidenti mutamenti culturali che hanno contraddistinto l’attività della corsa, si sono registrati su piccola scala anche, forse ancora di più, in realtà come Reggio Calabria. La Corrireggio nel corso degli anni ne è stata indicatore e termometro.
Pierre Morath atleta egli stesso, costretto al ritiro per un incidente, ha cominciato dopo l’abbandono delle competizioni, l’attività di cineasta e Free to run è l’ultimo suo film. Un film che ci offre la possibilità di attraversare l’epoca che va dagli anni dai ‘50 agli ‘80, con uno sguardo trasversale, che ci informa sulla rigida chiusura e soprattutto sui comportamenti misogini degli organizzatori di raduni atletici e di maratone in particolare, ma ci racconta con le sue rapide incursioni l’umanesimo di una disciplina dalla quale traspare il desiderio di libertà. La graduale conquista di una parità di genere è avvenuta come sempre gradualmente, anche nel mondo delle corse podistiche e dopo le prime pioniere abbiamo avuto un vasto movimento che ha cancellato un’epoca di esclusione durata, incredibilmente, fino agli anni ‘80.
“Il cinema non fiction – ha osservato Tonino De Pace, Presidente del Circolo del Cinema “ Cesare Zavattini”, promotore dell’evento al cinema Metropolitano – assolve a quella funzione di grande archivio storico che costituisce un diario anche dei mutamenti sociali, documento utile, quindi, alla storicizzazione dei cambiamenti, anche minimi che ogni società, per intervenute ragioni di evoluzione del pensiero, decide consapevolmente di adottare”. Il cinema quindi si fa testimone di questi mutamenti registrandone il percorso, sottolineandone l’importanza, diventando momento di riflessione generale con lo scopo di completare un archivio non solo di immagini, ma di un percorso sociale e culturale di intere generazioni”.
Partendo da tanti racconti e testimonianze il regista ci accompagna nei retroscena delle gare lunghe di corsa, la dove l’umanità di alcuni personaggi i cui nomi restano per sempre scritti negli annali di quello sport solo economicamente minore e i grandi eventi di una città come New York, si incrociano per dare vita a storie e vicende sconosciute che poi, a distanza di tempo, piccoli film preziosi come questo, tirano fuori offrendo allo spettatore un punto di vista imprevedibile e originale.
Al termine della proiezione attestati di gradimento sono stati espressi da podisti presenti alla proiezione, come Grazia Toma, una delle prime donne reggine a sfidare con la sua voglia di correre una cultura retrograda e Mario Sciuto, presidente dell’omonima società podistica, che ha colto significativamente questa occasione per presentare la nuova squadra tutta al femminile targata Reggio Calabria. Erano presenti cinque atlete che saranno tutte al nastro di partenza della Corrireggio.