Riconsiderare la legge che impone l’anonimato in caso di donazione di organi, dando la possibilità, alle famiglie che lo desiderano, di conoscersi. Lo chiede una petizione su Change.org che ha raggiunto quasi 14mila firme in sole due settimane. Firme che consentiranno di proporre “con forza al Parlamento la modifica di una legge ingiusta”. A lanciarla è Marco Galbiati, papà di Riccardo, un ragazzo quindicenne scomparso a gennaio 2017 per un infarto. Dopo la sua morte, avvenuta all’ospedale di Bergamo, sono stati donati reni, fegato e cornee. E della possibilità di conoscere le persone che li hanno ricevuti, Marco ne ha fatto una battaglia di principio.
In Italia, spiega nel video che accompagna l’appello rivolto ai Ministeri della Salute e della Giustizia, all’Ordine nazionale dei Giornalisti a quello dei Medici Chirurghi, al Parlamento e alla Commissione europea, c’è una “legge ingiusta che vieta ai famigliari dei donatori e ai riceventi organi di conoscersi e incontrarsi”. Introdotta nel 1999 per tutelare la privacy in un contesto molto delicato, secondo papà Galbiati, “schiaccia un diritto umano” perché “decide al posto delle famiglie”. La proposta è quindi di modificarla, facendo sì che “se entrambi le parti lo desiderano”, possano “avere la possibilità di conoscersi, magari con un supporto psicologico come avviene in altri Paesi”. Cosa che, nonostante la legge, Galbiati è riuscito in parte a fare. “Tramite i social – racconta – ho incontrato il ragazzo che ha ricevuto il rene destro di mio figlio. Conoscerci e raccontargli chi era Ricky è stata un’emozione immensa e molto positiva, e lo è stato per entrambi”. (ANSA).
Appello di un padre, cambiare legge su anonimato in caso di donazione di organi
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