PAOLO DE LUCA, ‘GLI APPRENDISTI STREGONI’ (LARUFFA, pp 190, 16 euro) Un ‘oggetto politico non identificato’ si aggira per l’Europa minacciandone la sopravvivenza e sconvolgendo gli assetti politici e istituzionali: il populismo. Un libro del giornalista Paolo De Luca, già corrispondente Rai a Bruxelles e inviato del GR RAI, ‘Gli apprendisti stregoni, mappa del populismo in Europa’, ricostruisce la trama della presenza e della forza reale di questi movimenti in Europa. Una forza che è certamente superiore al 21%, che rappresenta il totale dei gruppi e dei singoli esponenti riferibili a questa tendenza politica presenti nell’europarlamento eletto nel 2014.
Ma dal 2014, il peso elettorale dei populisti è molto cresciuto, così come la loro influenza politica. Basti pensare che nella sola Ue – escludendo quindi paesi come la Svizzera e la Norvegia – il numero dei governi nei quali sono presenti forze populiste, è passato dai cinque del 2007 agli undici del 2016. I populisti aumentano considerevolmente i consensi, mentre l’eclissi delle forze politiche tradizionali, sottolinea De Luca, “pone le democrazie europee di fronte a sfide inedite alle quali devono dimostrare di saper fornire risposte adeguate”.
Oggi nel populismo europeo, osserva l’autore, l’elemento culturale, il recupero delle identità nazionali e il rifiuto dell'”altro” tende a prevale sulle rivendicazioni sociali, sul disagio economico, sulle diseguaglianze originate dalla mondializzazione. “Lo scontro di culture e di religioni, – si legge nel libro – rischia di prendere il posto della lotta di classe”, se la deriva populista dovesse continuare ad avanzare.
Per De Luca “il populismo è una risposta sbagliata, semplicistica e banalizzante ad un disagio reale che viene vissuto da larghissime fasce della popolazione europea”. Con la Brexit, l’elezione di Trump e l’emergenza migranti, il movimento ha trovato nuova linfa vitale e nuovi punti di riferimento politici e ideologici. La fine dell’Europa e la sua spartizione in sfere di influenza russo-americane è l’obiettivo non dichiarato sul quale convergono sia gli interessi strategici di Mosca e di Washington sia gli obiettivi politici dei populisti europei, che sperano di trarre vantaggio dalla dissoluzione dell’Ue. E se la vittoria di Macron ha imposto una battuta di arresto a questo progetto, sottolinea ancora De Luca, la battaglia sarà comunque ancora lunga.