Il Salone del Libro di Torino (fino al 22 maggio) apre anche quest’anno una finestra sulle ‘Anime arabe’. In questa trentesima edizione spazio dunque agli scrittori e intellettuali che parlano “di libertà di espressione, di esilio e narrazioni contro-egemoniche, in un dialogo con l’Occidente”.
L’artista e storica dell’arte, Premio Unesco-Sharjah per la cultura araba, Bahia Shehab converserà con lo storico statunitense del mondo arabo, Mark LeVine, con il direttore generale di Amnesty International, Gianni Rufini, e al senatore Luigi Manconi, in un incontro sul tema della libertà di espressione e di ricerca in Egitto e nel mondo, dedicato a Giulio Regeni.
Lo scrittore siriano residente a Berlino, Muhammed Dibo, (E se fossi morto? Ed. Il Sirente), dialogherà con la pluripremiata scrittrice tedesca, Jenny Erpenbeck, sul tema dell’esilio, mentre Faiza Guène che nel suo ultimo romanzo Un uomo non piange mai (Il Sirente), torna a parlare del disagio delle seconde generazioni nelle banlieue, sarà in dialogo con Carla Peirolero, attrice e anima di uno dei più importanti festival multiculturali d’Italia, il Suq, per raccontare con sguardi diversi le periferie da Parigi a Genova. Mark LeVine e Paola Caridi si occuperanno di un anniversario tra i più importanti sul piano internazionale, i 50 anni dalla Guerra dei Sei Giorni, con un occhio particolare a Gerusalemme.
Infine, il Salone del Libro verrà presentato per la prima volta al pubblico un antico messale appartenente alla Chiesa siriaca-cattolica, individuato lo scorso anno nella città cristiana di Qaraqosh, nella Piana di Ninive (Kurdistan iracheno) da due giornalisti, Laura Aprati e Marco Bova, e successivamente consegnato dall’Arcivescovo di Mosul, Monsignor Yohanna Butros Mouché, ai volontari della Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario (Focsiv).
Il volume, giunto in Italia grazie all’impegno diretto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, è oggi conservato all’Istituto Centrale per il Restauro e della Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario per essere restaurato e al termine del restauro tornerà al legittimo proprietario, l’arcivescovo di Mosul. Risalente probabilmente al XVI secolo, il messale è scritto in aramaico con un carattere siriaco in nero e rosso, a sottolineare le interruzioni, il cambio di lettura o di lettore.
A Torino, i visitatori potranno vedere il manoscritto all’interno di una teca e, grazie ad appositi occhiali e con l’ausilio della realtà virtuale, potranno vedere da quale contesto proviene e quali distruzioni abbiano subite le strutture che lo accoglievano da secoli. L’iniziativa nata grazie alle tecnologie di Realtà Virtuale sviluppate con il Progetto PRODIGE e dalla collaborazione fra SiTI (Istituto superiore sui Sistemi territoriali per l’Innovazione) e Focsiv – Volontari nel mondo, consente di tenere accessi i riflettori sulle distruzioni di interi territori e l’annientamento culturale in atto in tutto il Medio Oriente.