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Un’esperienza ricca di ispirazione: giovedì 5 luglio ai BoCs Art il finissage della residenza firmata Giacinto Di Pietrantonio

Redazione

È in programma giovedì 5 luglio alle 19, alla presenza del sindaco Mario Occhiuto, il finissage che chiude, presso i BoCs Art, la prima ufficiale residenza artistica curata dal professore Giacinto Di Pietrantonio.   

Valentino Albini, Ettore Basentini, Corrado Bove, Giada Carnevale, Federico Chiari, Arcangelo Costanzo, Lucia Cristiani, Gabriele Di Matteo, Cleo Fariselli, Carlo Fei, Daniel Gonzalez, Corinna Gosmaro,  Wang Haotian, Frédéric Liver, Marco Andrea Magni, Gianluca Malgeri, Gaspare (Gaspare Luigi Marcone), Silvia Mariotti, Luca Rossi, David Reimondo, Shigeru Saito,  Dragana Sapanjos sono i 22 artisti che hanno lavorato alla  Prima edizione di BoCS Art 2018 su invito, appunto, del nuovo curatore Giacinto Di Pietrantonio. 

Si tratta di una residenza che ha ospitato talenti provenienti da diverse parti d’Italia e dal resto del mondo: Argentina, Cina, Francia, Croazia, Giappone. “Tutto ciò conferisce al progetto di residenza una forte connotazione internazionale, convinti come siamo – sottolinea il prof Di Pietrantonio – che l’arte e la creatività non abbiano confini, trovando alimento e occasioni proprio nel confronto che da sempre la cultura attiva attraverso il dialogo tra le diverse identità. Gli artisti che si sono trovati a risiedere per circa tre settimane ai BoCs Art di Cosenza hanno inoltre ingaggiato un rapporto costruttivo con i diversi aspetti del territorio. Le loro opere nate qui saranno anche esposte nelle case dei cittadini per una nuova modalità museale, parallela allo sviluppo del costituendo Primo Museo  diffuso al  mondo a cui tutta la cittadinanza è invitata a partecipare con il proprio coinvolgimento”.

Di seguito, un’anticipazione tecnico-“poetica” delle opere che nei rispettivi BoCs degli autori in residenza attendono i visitatori giovedì 5 luglio alle 19:

Gabriele di Matteo ha lavorato sulla Crocifissione della Calabria di Pasolini. Una carne inquieta restituita attraverso foto, una sceneggiatura – libro e strade di sabbia.  Corrado Bove propone un’analisi rivolta ad alcuni principi fondanti della scultura e dell’immagine, interrogandosi sulla polarità tra massa e forma, pieno e vuoto, essenza e apparenza e sensazione stimolate dal binomio tra la tridimensionalità della scultura e la bidimensionalità della fotografia. Dragana Sapanjos ha trasformato la sua casa-studio in un lightbox che si ricollega alla sua ricerca  sul tempo e il suo passare. Silvia Mariotti presenta un notturno, un’immagine evocativa e ambigua, dove la prorompenza della vegetazione si manifesta ancora più rigogliosa nel momento in cui  l’artista la piega all’artificio. Federico Chiari espone un’installazione composta da un dipinto ad olio e un brano musicale che evoca uno stato di sottile inquietudine. Cleo Fariselli mostra nei BoCS piccole sculture di ceramica.

Luca Rossi con l’opera Le lingue di Luca Rossi, composta da 5 gomme da cancellare e un testo critico visibile su sito HYPERLINK “http://www.lucarossilab.it/” \hwww.lucarossilab.it.  Fa sì che le lingue, realizzate con un materiale pensato per cancellare, siano come reliquie del nostro tempo che ci parlano del fatto che non abbiamo bisogno di esprimerci, lo facciamo fin troppo. Abbiamo invece bisogno di interstizi di solitudine e silenzio dove dire finalmente qualcosa di vero. Corinna Gosmaro presenta un disegno, libero e intimo, da sempre elemento di punteggiatura nella sua produzione. Lucia Cristiani interviene all’interno dello spazio del bocs, ponendo l’attenzione sulla relazione fra lo spazio dedicato a casa-studio con il paesaggio cosentino. Il paesaggio, all’interno della ricerca di Lucia Cristiani, è inteso come naturale, personale, politico e sociale. Marco Andrea Magni lavora sulla condizione della possibilità e dell’occasione, riabilitando l’esperienza corporea declinata in scultura e superficie. Le opere sembrano dei modi di stare nel mondo, si predispongono a seguirne le forme, accogliendo di volta in volta le misure giuste per starvi dentro. La scultura non è che l’acqua, l’acqua non è che la scultura. Frédéric Xavier Liver con l’opera In The Paint continua la sua ricerca attraverso i playgrounds negli spazi pubblici. L’artista interviene completando gli elementi mancanti o degradati dello spazio di gioco, integrando, ad esempio, i tracciati e le reti. Con In The Paint lo spazio dell’opera diventa luogo di confronto e genera un nuovo approccio allo spazio pubblico. A Cosenza sarà investito il playground della scuola Fratelli Bandiera. Wang Haotian si mostra con un’installazione  composta da un sistema di circolazione dell’acqua, costruita con oggetti trovati a Cosenza sia all’interno di esercizi commerciali locali  che nella natura circostante.

Ettore Basentini ha prodotto un libro d’artista risultato di un progetto diviso fra il web, tramite una pagina instagram (oneweekblogs) e la realtà, estraendo clorofilla e materiale biologico dalla vegetazione del paesaggio circostante e trasformandola in pagine di un “blog fisico”. David Reimondo propone uno striscione di 23 metri alto 50 cm. con su scritto un proverbio in dialetto cosentino. U nivuru ccuru nivuru nun tingia. Il nero sul nero non colora.(Chi frequenta persone simili a sé stesso non cambia). In vari passaggi la frase si trasforma in italiano e successivamente in segni grafici coniati dall’artista. La stoffa esce dalla porta del Bocs che ha ospitato l’artista per estendersi verso l’esterno ad indicare l’interscambio tra l’artista e la popolazione di Cosenza. Valentino Albini durante la residenza BoCs Art ha realizzato un lavoro ispirato al territorio. Una sorta di riflessione sull’abbandono dei centri abitati del sud contrapposto all’abbandono di aree industriali che sta avvenendo al Nord. Una sorta di inversione tra pieno e vuoto che lascia rovine e macerie in entrambi le realtà geografiche. Carlo Fei  ha preparato una installazione sonora, dove l’elemento portante risulta essere la partecipazione attiva dello spettatore che entra, scalzo e unico nel BoCs, per immergersi in una esperienza visivo-sonora. L’installazione cambia ogni volta che uno spettatore entra nello spazio dell’opera, rinnovandosi continuamente per tutta la durata della mostra. Shigeru Saito ha realizzato una scultura con frammenti di carta ricoperta con gesso (Kotodama -2018-). All’interno dell’opera ci sono le “riflessioni” dell’artista scritte durante i giorni di residenza ai Bocs Art di Cosenza. “Ipoteticamente” in futuro la scultura potrebbe essere “aperta” per poter leggere e condividere i pensieri dell’artista. Daniel González con l’opera della “serie” Mi Casa Tu Casa Magna Grecia, VI a.C.- 2018 è fatta di oggetti comuni, paillettes cucite a mano su tela, di dimensioni ambientali. Con questo egli realizza un’architettura effimera quale opera work in progress che crea un ponte immaginario tra la grande cultura greca alla base del patrimonio culturale cosentino e la società contemporanea. “Mi Casa Tu Casa Magna Grecia” rappresenta le fondamenta e il primo muro creato con l’espansione della Magna Grecia, composto da oggetti di uso comuni di una tipica casa calabrese, opera che sarà installata in due diversi luoghi di Cosenza segnalati dalla cartellonistica da cantiere dei lavori in corso. Gaspare (Gaspare Luigi Marcone) ha usato alcuni elementi tipici della sua ricerca (scrittura, fuoco, carbone, cenere), lavorando sui concetti di eterna metamorfosi, distruzione e rigenerazione, presenza e assenza, in questo caso contestuali ai giorni di residenza a Cosenza. Gianluca Malgeri presenta una performance in cui una persona chiusa e inaccessibile nel BoCS lancia aeroplanini di carta cercando di colpire un bersaglio collocato all’esterno. Questi si infrangono  sulla vetrata del bocs stesso quale metafora di un mondo insieme chiuso ed aperto di viaggi possibili e impossibili. Giada Carnevale e Arcangelo Costanzo del gruppo B5000 mantengono il mistero dell’arte che sarà svelato solo a chi vorrà partecipare al finissage al quale il professore di Pietrantonio invita cittadini e appassionati d’arte.

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