Venerdì 6 luglio alle ore 10.30, presso la Sala Oro della Cittadella regionale, il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio e l’assessore alla Cultura, Maria Francesca Corigliano, presenteranno il libro di Enzo Infantino e Tania Paolino “Kajin e la tenda sotto la luna” della Casa editrice “Luigi Pellegrini Editore”.
Si tratta del terzo appuntamento che si svolge in Cittadella, dedicato ai narratori calabresi.
L’iniziativa rientra in un ciclo di incontri-dibattito promossi dalla Presidenza della Giunta regionale sul tema della nuova letteratura calabrese che negli ultimi anni sta vivendo un momento di grande produzione culturale. L’obiettivo è quello di raccontare la Calabria attraverso un’immagine nuova e diversa dai soliti cliché, utilizzando la sede regionale come luogo di cultura, di incontri, dibattiti e approfondimento su temi legati alla realtà economica e sociale della regione.
Al dibattito sul testo, moderato dallo scrittore e giornalista della Gazzetta del Sud, Arcangelo Badolati, parteciperanno oltre all’autore, al presidente Oliverio e all’assessore Corigliano, anche il Sindaco di Riace, Mimmo Lucano e il referente in Calabria di “Libera”, don Pino De Masi.
Il libro racconta l’esperienza che Enzo Infantino, impegnato da anni in difesa dei diritti umani, ha fatto nei campi profughi greci, dove ha portato il suo sostegno solidale alle migliaia di rifugiati, che per mesi hanno sostato forzatamente a Idomeni e negli altri insediamenti governativi. Qui è riuscito a instaurare rapporti sinceri di amicizia con due famiglie curdo siriane e altri, ha contribuito a creare una rete solidale, che ha legato la Calabria alla Grecia, facendo da supporto o intermediario con istituzioni e singoli. Un’esperienza di tale natura meritava di essere raccontata e divulgata, per diventare monito, riflessione, denuncia. Questa la percezione immediata di Tania Paolino, coautrice, questo l’obiettivo del libro, il quale si configura come una miscellanea di vite vere e verosimili. I due autori si sono confrontati e raccontati, perché anche in questo, come in ogni scritto, ci sono immancabilmente spunti autobiografici. Insieme hanno guardato e decifrato ogni singola foto o video, raccogliendo il grido di dolore ma anche di speranza di quelle persone, facendosene interpreti e mediatori.