Il 23 luglio la compagnia di Sogno di una notte di mezza estate calcherà il palcoscenico del Teatro Rendano che, guidata dal regista Michele Schiano di Cola, ha debuttato nel mese scorso al Napoli Teatro Festival di Ruggero Cappuccio.
Il progetto di questo allestimento della commedia di Shakesperare è ideato e diretto da Pako Ioffredo, Demi Licata e Michele Schiano Di Cola di Terza Generazione – Cantiere Teatrale Flegreo, protagonisti di una rinascita dell’area dei Campi Flegrei che, persa la sua vocazione industriale, si riconverte a punto di riferimento culturale e artistico per offrire – soprattutto ai giovani – la possibilità di educarsi alle arti e di accedere alla cultura come ambito quotidiano. E’ una terza generazione di artisti a dare vita al Cantiere Teatrale Flegreo – En Art, una realtà territoriale di respiro internazionale nella quale confluiscono artisti e professionisti delle differenti arti sceniche.
È lo stesso Schiano Di Cola a raccontare il progetto, “con Marina Commedia, EnArt e Casa Srl, abbiamo dato vita ad una serie di laboratori, con attori per lo più napoletani, il cui fulcro è stata l’indagine di alcuni capolavori di Shakespeare. Trovo ci sia una forte parentela tra la tradizione drammaturgica inglese e quella napoletana: la capacità di raccontare storie, tanto per cominciare; la ricchezza linguistica, in grado di esprimere in forma poetica e nello stesso tempo popolare, svariati mondi; la capacità di far coesistere il tragico e il comico; l’innegabile comunicatività che consente di stabilire un ponte con il pubblico, che si lascia emozionare, commuovere e divertire”.
Da questa riflessione è nata la prima produzione del ‘Cantiere Teatrale Flegreo’, “Sogno di una notte di Mezza estate”, con dieci attori napoletani che hanno frequentato i laboratori: Luigi Bignone, Giuseppe Brunetti, Clio Cipolletta, Adriano Falivene, Rocco Giordano, Irene Grasso, Pako Ioffredo, Nuvoletta Lucarelli, Cecilia Lupoli, Davide Mazzella.
“Nel Sogno di una notte di mezza estate – è ancora il regista Schiano Di Cola – Shakespeare racconta un mondo imbastito su tre piani, ognuno con un linguaggio diverso: il bosco, ovvero l’onirico, il dionisiaco, il luogo della lingua madre, che nella nostra ricerca, abbiamo indagato in napoletano; la corte, ovvero l’apollineo, la razionalità, che abbiamo attraversato con l’italiano; il mondo degli artigiani, dell’arte, del teatro continuamente in bilico tra i due mondi, tra cadenze, colori ed espressioni frutto dell’imbastardimento dell’uno o dell’altro”.
“Una ricerca sui linguaggi che – spiega Di Cola – durante le prove, ci ha consentito di guardare con altri occhi questo capolavoro. L’allestimento è calato in un contemporaneo non naturalistico, perché il Sogno è una storia di fate e folletti. Ma chi sono oggi queste fate e questi folletti? Cos’è veramente il bosco? Cosa ci muove dalla corte di noi stessi? Cosa ci fa trascendere? Qual è il risultato dell’eterno conflitto tra il dionisiaco e l’apollineo e come lo esprime la nostra civiltà? Mi interessa indagare il disagio che lo sbilanciamento di questo conflitto provoca; le fragilità e le contraddizioni dell’uomo contemporaneo in disequilibrio costante rispetto a sé stesso e alla propria natura. Tutto questo, nel rispetto della direzione indicataci da Shakespeare: la commedia!”