“È stato il volto umano della medicina”. Così don Nicola Filippi, il parroco della chiesa di San Roberto Bellarmino a Roma, ha ricordato durante la cerimonia per l’ultimo saluto il professor Franco Mandelli, ematologo, 87 anni, in una chiesa gremitissima di volontari dell’Ail, Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, pazienti, ex pazienti e familiari, le persone a cui teneva di più, insieme a qualche volto noto come il presidente del Coni, Giovanni Malago’.
Il parroco ha fatto un parallelo con la parabola del buon samaritano: “Ha incontrato lungo la sua esistenza persone aggredite da un male terribile, leucemie o linfomi – ha spiegato – anche lui non si è voltato dall’altra parte”. Don Filippi ha anche evidenziato che “per Mandelli non c’era una malattia da sconfiggere, ma c’era un malato, una persona di cui prendersi cura”.
E proprio della centralità della persona nell’approccio alla cura di Mandelli hanno parlato anche nel loro ricordo anche il presidente dell’Ail Sergio Amadori e il vicepresidente Marco Vignetti. “Per lui era il paziente al centro, non la malattia – ha evidenziato Amadori – quello che ci ha insegnato dobbiamo portarlo avanti. Lui era testardo e non mollava mai fino a che non raggiungeva l’obiettivo. Dobbiamo farlo anche noi nel suo nome, uniti e coesi”. “Era ‘il mio prof’ per chiunque tra le persone che lo hanno incontrato – ha aggiunto Vignetti – si aveva la percezione di una presa in carico. Dopo che si parlava con lui ci si sentiva coinvolti, sapeva trasmettere tanto entusiasmo”. Il ricordo privato è stato invece affidato alla nipote Bianca, che ha ricordato la vicinanza di Mandelli ai familiari anche quando non era di tipo fisico e l’incoraggiamento che sapeva dare.
Infine, impossibile trascurare l’amore dello studioso per la ricerca. “I risultati raggiunti – ha concluso il parroco – non erano un tesoro da difendere ma una ricchezza da trasmettere”.
“Addio al nostro presidente , professor Franco Mandelli, una vita dedicata alle malattie del sangue e alla solidarietà”. Così il profilo Facebook dell’Associazione italiana contro le leucemie annuncia la morte di Mandelli: “anima della mostra organizzazione di cui era presidente onorario e fondatore del Gimema”.
Mandelli, nato 87 anni fa a Bergamo, si è laureato a Milano nel 1955 per poi trasferirsi prima a Parma e successivamente a Roma, dove diventa una figura di spicco nella lotta alle malattie del sangue, in particolare contro il linfoma di Hodgkin e delle leucemie acute. Era presidente del gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto (Gimema) e dell’Associazione italiana contro le leucemie (Ail). “Ha pubblicato più di 700 studi scientifici. L’Ail tutta si stringe con riconoscenza e grande affetto alla sua famiglia”,si conclude così il messaggio dell’associazione su Facebook.
Quirinale, ora proseguirne opera con impegno – “La morte del Professor Franco Mandelli mi addolora profondamente. La sua testimonianza di vita figura a buon diritto fra gli italiani che hanno contribuito a rendere migliore la nostra società. Il suo lungo, costante e prezioso contributo ad assicurare l’esistenza di donne, uomini e bambini del nostro Paese, e non soltanto di esso, si è espresso nel valore della sua ricerca scientifica, continuamente avanzata, nell’insegnamento, nella formazione di tanti medici e ricercatori, nelle numerose iniziative di solidarietà e di promozione della prevenzione delle malattie. Esprimo ai suoi familiari la più grande solidarietà e ai suoi allievi e collaboratori, l’esortazione a proseguirne l’opera con la stessa dedizione e lo stesso impegno”. Lo afferma, in una nota, Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ail, grazie a lui la cura di molti tumori del sangue – “Un uomo straordinario che ha insegnato a tutti noi cosa significa avere un obiettivo e lottare per perseguirlo. Il suo è sempre stato uno dei più difficili, ma oggi, se molti dei tumori del sangue che fino a poco tempo fa erano letali e ora possono essere curati e in certi casi guariti, è il frutto della tenacia di un piccolo, grande, immenso uomo”. E’ il messaggio consegnato a Facebook dell’Ail, associazione italiana contro le Leucemie, per commemorare la figura del professore Franco Mandelli, “il papà dell’ematologia”, come lo definisce l’Ail stessa, che chiude il messaggio con un saluto colloquiale e affettuoso: “ciao Prof”.
Gimema, ha rivoluzionato cure malattie del sangue – Franco Mandelli era “uno scienziato che ha rivoluzionato la cura delle malattie del sangue, il fondatore del Gimema. Un uomo che ha dedicato tutta la sua vita ai pazienti, creando l’Ail. Una grande perdita per il Gimema, per Ail, per la medicina italiana”. Così, sul suo profilo Facebook, la Fondazione Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto saluta il professore, a cui dedica anche un’altro post, con una foto di Mandelli e la scritta ‘Grazie Professore’.
Lorenzin, ora sostenere ricerca in suo nome – “Il mondo scientifico e la società civile dicono, oggi, addio al Prof. Mandelli, uomo di straordinaria umanità, scienziato italiano tra i più grandi al mondo”. Così Beatrice Lorenzin, ex Ministro della salute, ricorda il prof.Franco Mandelli. “Grazie al suo lavoro – continua – ha donato speranza e nuova vita a migliaia di persone. Il miglior modo per omaggiarlo e ricordarlo, mantenendo viva a la sua testimonianza – sottolinea l’ex Ministro – è quello di continuare a sostenere la ricerca in maniera attiva, come lui ha fatto per tutta la sua esistenza”, conclude Lorenzin.
Veltroni, uomo e medico competente e generoso – “La scomparsa di Franco Mandelli lascia un vuoto grande. Innanzitutto nel mondo cui ha dedicato la sua vita: quello della medicina, della ricerca, della lotta a terribili malattie. E tra le migliaia di persone che ha curato: con competenza, senza risparmio di energie. Con umanità. È una grave perdita per la comunità scientifica internazionale”. Lo dichiara Walter Veltroni “Il Paese, la città di Roma – continua Veltroni – gli sono debitori. In questo momento di autentica tristezza, nell’esprimere vicinanza ai suoi familiari, ai suoi collaboratori e allievi, voglio anche ricordare il suo costante impegno per tantissime iniziative di solidarietà. E il suo impegno civile e civico, che lo portò nel 2006 a candidarsi al Consiglio Comunale di Roma e a guidare la Lista Civica che mi sosteneva. Anche per questo gli sono grato e lo ricorderò sempre con grande affetto e riconoscenza”.