Il tema della presenza massiccia dei cinghiali nelle campagne, con incursioni frequenti nei centri urbani è sempre di grande interesse e attualità. La Coldiretti Calabria ha fatto il punto in un incontro a Serrastretta (CZ), alla presenza del neo consulente del presidente Oliverio in materia faunistico-venatoria dott. Lorenzo Vitari. Una riunione che ha visto la partecipazione del sindaco Felice Molinaro, di altri amministratori, agricoltori e cittadini di tutto il comprensorio dei monti reventini. Siamo in ritardo – ha sottolineato Coldiretti – occorre accelerare, recuperare il tempo perso e porre fine all’emergenza con idonee e spendibili misure di contrasto irrobustendo, se necessario, anche il servizio regionale. Sottovalutazioni politiche hanno determinato ritardi ed incertezze e messo la Calabria sotto scacco dei cinghiali – ha precisato Coldiretti. Nei vari interventi tutti hanno raccontato i danni subiti e i pericoli corsi, alcuni davvero drammatici. L’abnorme presenza è serbatoio epidemiologico e costituisce un ostacolo all’eradicazione di tubercolosi e brucellosi pericolose per gli allevamenti zootecnici e per la salute umana. Anche i dati ufficiali, seppur contraddittori, confermano la presenza dei cinghiali. I capi abbattuti in caccia collettiva nella stagione venatoria 2013/14 ammontano a 13500 capi, per il 2014/15 e 2015/16 gli abbattimenti sono simili. Stranamente nella stagione 2016/17, con la presenza dei cinghiali in costante aumento, gli abbattimenti sono di soli 6059 capi con 560 squadre (una media di 10,81 capi a squadra) su una superficie complessiva assegnata di circa 280.000mila ettari (500 ettari a squadra!!!). “E’ palese – ha evidenziato Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – che la riduzione del 55% di capi abbattuti nell’ultima stagione venatoria rispetto alle precedenti va in contrasto con l’aumentare dei danni agli agricoltori”. Cosa fare subito allora? La prima cosa è ridelimitare le zone non vocate. Questo può essere fatto con ARCEA (l’organismo pagatore in agricoltura) che ha tutti gli elementi per l’individuazione alla perfezione delle aree agricole, quindi quelle non vocate. Poi per i parchi – continua – occorre una efficace pianificazione faunistica-venatoria. Ciò consente di delimitare la presenza dei cinghiali per densità agro-silvo -forestale sostenibile. Coldiretti a tal proposito ha riferito di aver chiesto agli Enti Parco di conoscere le azioni messe in atto. Dalla riunione è emersa anche una pressante richiesta al presidente Oliverio: analogamente a quanto già fatto dalla Regione Lombardia e in altre regioni, la Giunta Regionale come risposta immediata, riconosca con DGR la possibilità ai proprietari e conduttori di terreni agricoli titolari di licenza di caccia di prelievo venatorio del cinghiale per esercitare una facoltà di legittima difesa. Numeri e situazioni insomma, a giudizio di tutti i partecipanti, che costringono ad innalzare il livello di impegno. Nella riunione è stato comunicato che si stanno effettuando i primi pagamenti dei danni subiti, riferiti al 2015, per un ammontare di circa 300mila €; anche in questo caso però, si deve valorizzare la sussidiarietà, per eliminare la farraginosità e i costi degli adempimenti, che sono eccessivi, come è stato detto da molti, che per questo non hanno nemmeno presentato la domanda di risarcimento.. Un segnale di buona prassi è venuto dall’ATC CZ1 che, su richiesta di Coldiretti, posticipa il pagamento del contributo sull’istruttoria della pratica danni al momento della liquidazione. E’ emerso ancora la necessità di programmare la gestione della filiera della carne di cinghiale per fare in modo che non alimenti un mercato nero e non controllabile. Certamente – si è concluso – bisogna al più presto raggiungere e mantenere nel territorio dei singoli ATC una presenza dei cinghiali compatibile con le esigenze di salvaguardia delle colture agricole e forestali per non avere le criticità attuali che si stanno scaricando sul reddito degli agricoltori