Dopo quasi un anno di commissariamento, la città è drammaticamente ferma. Diciamocelo chiaro: una delle responsabilità più pesanti della passata amministrazione, sciolta dal governo per mafia, è avere portato a questa situazione. Lamezia sta pagando l’eredità di uno scioglimento che – è bene ricordarlo a chi vorrebbe farlo dimenticare – non viene dalla mala sorte o da qualche fantasioso complotto, ma da una cattiva politica scesa a compromessi con le cosche, fin dalla formazione delle liste della coalizione vincente, e anche di chi, nei tempi opportuni, si è rifiutato di fare un passo indietro per tentare di evitare l’onta di un terzo scioglimento. Sono fatti che non possono essere cancellati dalla memoria della città se vogliamo avviare un percorso di risanamento morale e di un serio e realistico rilancio politico, istituzionale, economico e sociale.
La città oggi è bloccata. Una situazione che si aggrava di giorno in giorno sotto tutti i punti di vista. Dalle condizioni inaccettabili di strade e verde pubblico alla paralisi della vita aggregativa della città, a cominciare dal mondo della cultura e dello sport, alla mancanza di qualsiasi interlocuzione seria con le realtà associative della città da parte dei commissari, i cittadini toccano con mano ogni giorno i risultati di una gestione commissariale che si sta rivelando su tutti i fronti inadeguata e incapace di dare risposte.
Una gestione commissariale che non offre informazioni adeguate sulla situazione del Comune, motivazioni dettagliate su talune decisioni – vedi le dichiarazioni di inagibilità delle strutture pubbliche – e che dà risposte non all’altezza delle necessità e delle domande di trasparenza ed efficacia degli interventi.
Nell’ultimo anno a Lamezia si sono chiusi gli spazi aggregativi, si creano ostacoli e problemi a cittadini e gruppi di cittadini che tentano di fare qualcosa per risvegliare la vita della città. Dobbiamo rassegnarci a una città “inagibile” e paralizzata fino a data da destinarsi? Ai commissari chiediamo un segnale di trasparenza, pubblicando un elenco degli immobili e delle strutture comunali inagibili e indicando dettagliatamente le motivazioni dell’inagibilità. La decisione sull’agibilità o meno delle strutture o sulla possibilità di svolgere o meno una manifestazione non può dipendere di volta in volta dalle scelte dei funzionari comunali.
Se le direttive della cosiddetta “circolare Gabrielli” valgono per tutti i Comuni italiani, perché negli altri Comuni non c’è la paralisi che si sta creando in città, con manifestazioni consolidate e di grande richiamo costrette a trasferirsi in altri Comuni? Tra l’altro di recente il Ministero dell’Interno ha modificato la circolare Gabrielli, rendendo più “elastiche” le misure di sicurezza per le manifestazioni. Chiediamo ai commissari di applicare le nuove direttive, per dare respiro alle tante realtà della nostra città che nell’ultimo anno hanno dovuto sospendere attività e manifestazioni.
Chiediamo alla commissione straordinaria un radicale cambio di marcia. Non basta il pugno duro per “bonificare” la comunità da mafia e malaffare. Occorre costruire un rapporto di fiducia con i cittadini, creare quelle condizioni necessarie per risanare il tessuto civile e morale della comunità.