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Cosenza: Bianca Rende (Pd): “Non si finanzino nuove opere finchè non si chiude la partita dei debiti fuori bilancio”

Redazione

Ancora una volta non si rispettano gli impegni presi, e salta la data del 31 luglio, già più volte indicata come data limite, per la ricognizione dei debiti fuori bilancio; inoltre il parere dei Revisori, è arrivato a consiglio già iniziato – commenta Bianca Rende, consigliere comunale di minoranza. Una situazione grottesca e imbarazzante. Grottesca perché oggi doveva essere l’ora X annunciata per dimostrare la congruenza delle spese pubbliche e invece ci troviamo col solito “pane cotto” della ragioneria.

Imbarazzante perché così si mette a repentaglio la credibilità dei funzionari che firmano garanzie di dubbio valore e si spaccia per dichiarazione terza una sorta di autodichiarazione che confonde nel direttore di ragioneria insieme le figure del controllore e del controllato.

È imbarazzante quanto scritto nella delibera all’esame dell’odierno consiglio, quando si afferma che “le somme stanziate nel bilancio di previsione coprono ampiamente la complessiva massa dei debiti fuori bilancio oggetto della ricognizione”. Dov’è questa ricognizione? Si aveva già un appuntamento che sembra disatteso, come conditio sine qua non per andare avanti. Non si può andare avanti con mutui e altri progetti faraonici se non si chiude il capitolo dei debiti fuori bilancio. Hic rhodus, hic salta! Dicevano gli antichi.

Sembra di assistere a un dialogo tra sordi, con la Corte dei conti che forse avrebbe già avuto l’obbligo intervenire.

Ne esce “intaccata” nella sua immagine tutta la burocrazia comunale – continua Bianca Rende – con i suoi inspiegabili ritardi nel fornire la documentazione interna richiesta, per il collegio dei revisori, per la corte dei conti e per l’intero consiglio comunale che non riesce o non vuole districare una “tela di Penelope”.

Questa volta – sottolinea la Rende – i nostri Revisori – che preghiamo di dare l’esempio nel rispetto dei tempi previsti per le loro Relazioni – oltre ai “repetita (non) iuvant” divenuti abituali sono riusciti a svelare altri due buchi neri, nel bilancio allargato, alla partecipata AMACO avanzando il dubbio che ci possa essere uno scambio non virtuoso tra i due bilanci, del Comune e della partecipata, e riservandosi un’apposita indagine ad hoc sulla ineludibilità di un intervento straordinario del Comune che ne aggraverebbe le già critiche condizioni sul proprio bilancio. Inoltre, i Revisori in aggiunta al solito ritardo nella riscossione dei residui attivi lamentano “tensioni” di cassa che possono costare dannosi interessi. 

In mezzo a questo si staglia la prassi di un’inosservanza dello Stato di diritto in materia di personale, dalle assunzioni ai concorsi celebrati e non rispettati, esponendo l’amministrazione ad una condotta che può sembrare faziosa. E così sparisce la terzietà del pubblico impiego e delle sue garanzie costituzionali. Dov’è finita la neutralità del pubblico impiego?

La UIL ha lanciato un allarme preoccupante nei giorni scorsi, al quale ci associamo, specie laddove afferma che il Sindaco in tutti questi anni, in totale spregio delle normative, del ruolo del Sindacato e dei criteri meritocratici, ha preferito circondarsi di fiduciari “professionisti” incaricati dirigenti esterni, di personale di staff e di consulenti, privi in molti casi dei requisiti minimi previsti dalla legislazione vigente per l’accesso in quei ruoli. La spesa per gli incarichi dirigenziali si avvicina al milione di euro l’anno, cui si sommano ulteriori importanti somme per lo staff e per consulenze. 

Con riferimento alla Sentenza del Consiglio di Stato per il caso dirigenti vincitori di concorso pubblico, tutti noi consiglieri, oltre ai componenti della Giunta, ai revisori, al Segretario Generale, ai Dirigenti tutti, siamo stati diffidati a rispettare le regole, cosa che dovrebbe essere ovvia e non pretesa attraverso i legali, dopo una pronuncia della suprema giustizia amministrativa.

E di tale sentenza – conclude – si continua ad eluderne il contenuto con la delibera n. 134, che prende solo apparentemente atto della sentenza de quo, rimandando ad atti futuribili l’esecuzione, negli effetti, della decisione non più oppugnabile, sulla scorta di un parere dell’ANCI, citato come “foglia di fico” per coprire malcelati intenti dell’amministrazione, se si pensa che l’invocata norma Madia ancora non è applicabile.

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