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‘Ndrangheta: arrestata criminologa, favori a cosche

Redazione

Tra le 45 persone arrestate stamattina dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria contro le cosche di ‘ndrangheta Cacciola e Grasso di Rosarno c’é una criminologa, Angela Tibullo, di 36 anni, accusata di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione in atti giudiziari e intralcio alla giustizia. La criminologa, in particolare, grazie alla sua professione, riferiscono i carabinieri, “é risultata determinante nelle dinamiche associative e nel perseguimento degli interessi illeciti di alcune cosche di ‘ndrangheta”. Per  gli inquirenti si prodigava per corrompere i periti che dovevano certificare l’incompatibilità al regime carcerario degli affiliati alla cosca Cacciola di Rosarno. Ad alcuni offriva soldi ad altri, invece, garantiva prestazioni sessuali con le escort messe a disposizione dalle famiglie mafiose. In totale sono 45 gli indagati destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dai gip di Reggio Calabria. Frequentava il mondo dell’antimafia ma, in realtà, era al servizio della ‘ndrangheta. La criminologa Angela Tibullo di Polistena voleva essere la “regina della penitenziaria “.  Tra i 45 indagati destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dai gip di Reggio Calabria che hanno confermato i decreto di fermo disposti a inizio luglio dalla Dda nell’ambito dell’operazione “Ares” contro le cosche della Piana di Gioia Tauro che avevano messo in piedi un grosso traffico di cocaina dal Sudamerica e di hashish dalla Spagna e dal Marocco.

Accogliendo la richiesta di arresto formulata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e del sostituto della Dda Adriana Sciglio, secondo il giudice per le indagini preliminari Pasquale Laganà quello della criminologa Tibullo è stato “un consapevole, specifico contributo, efficiente al rafforzamento-conservazione dell’associazione di stampo mafioso”. Per i pm, infatti, “emerge un quadro a dir poco sconcertante circa le capacità della professionista di condizionare la ‘gestione’ dei detenuti”. Il sistema creato dalla Tibullo garantiva agli uomini dei clan “indebiti vantaggi penitenziari, o sotto forma di riconoscimento di un regime cautelare più favorevole o sotto forma di altri illeciti benefici, tra i quali: il trasferimento verso un carcere ritenuto più consono alle esigenze dell’assistito, l’accelerazione dei tempi relativi al rilascio del braccialetto elettronico e la fuoriuscita di messaggi riservati da parti di detenuti verso l’esterno”. Il sistema è stato svelato da un perito che nei mesi scorsi era stato incaricato dal Tribunale di Reggio Calabria di verificare le reali condizioni psicofisiche del boss Teodoro Crea di Rizziconi che, in sedia a rotelle, si trova detenuto al 41 bis nel carcere di Opera a Milano. Dopo la visita medica alla quale la Tibullo ha partecipato come consulente di parte, la criminologa ha pranzato con il perito del tribunale sollecitando “reiteratamente una perizia favorevole al suo assistito”.

Al perito (che della tentata corruzione ha avvertito subito i magistrati della Dda di Reggio Calabria) disse “che se fosse riuscita a far scarcerare il Crea sarebbe divenuta la ‘regina della penitenziaria”’. “Dopo aver terminato il pranzo, – è scritto nel verbale della denuncia – prima di salutarci la Tibullo divenne più esplicita, dicendomi che avrebbe saputo compensarmi adeguatamente, ove avessi aderito alle sue richieste di valutare le condizioni del Crea incompatibili con il carcere. Per invogliarmi ad accettare la sua proposta, mi specificò che tanti altri periti avevano accettato le sue richieste e nessuno di loro era rimasto insoddisfatto della ricompensa ricevuta. Mi fece il nominativo di molti medici che aveva saputo ricompensare adeguatamente”.

A uno di loro “la stessa mi disse di aver ripagato, non con l’erogazione di denaro, ma con la prestazione di escort. La Tibullo si è vantata, altresì, di aver ottenuto di recente una perizia psichiatrica favorevole alla scarcerazione per un suo cliente che aveva una patologia assolutamente blanda. Questo perito era stato, invece, compensato in denaro”. Le indagini condotte dai carabinieri sono riuscite a dimostrare il carattere di non occasionalità di tali condotte. Le intercettazioni, infatti, hanno confermato i sospetti sulla criminologa Tibullo che, stando alle accuse, avrebbe aggregato professionisti, medici o funzionari compiacenti che si sono rivelati funzionali ad agevolare il conseguimento degli ingiusti vantaggi per i propri assistiti.

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