L’acqua potrebbe essere più abbondante del previsto nei pianeti esterni al Sistema solare: tra quelli che sono dalle 2 alle 4 volte più grandi della Terra, addirittura il 35% sarebbe composto per oltre il 50% da acqua. A indicarlo è un modello teorico elaborato sulla base dei dati raccolti dal telescopio Kepler della Nasa e dal satellite Gaia dell’Agenzia spaziale europea (Esa).
I risultati, che fanno sognare i ‘cacciatori’ di vita nello spazio, sono presentati alla conferenza Goldschmidt di Boston da un gruppo internazionale guidato da Li Zeng dell’Università di Harvard, a cui hanno collaborato anche gli italiani Mario Damasso e Aldo Bonomo che lavorano all’Osservatorio Astrofisico di Torino dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
“Sapevamo già che l’acqua è una delle molecole più abbondanti nell’Universo, ma quello che è davvero sorprendente è la percentuale con cui si ritiene possa essere presente su questi esopianeti”, spiega Damasso all’ANSA. “Secondo il modello elaborato da Li Zeng, in accordo con i dati osservativi accumulati finora, questi esopianeti sarebbero nati per accumulo e accrescimento di particelle di acqua ghiacciata che, a causa della successiva migrazione verso la stella madre, sarebbero vaporizzate formando uno spesso strato di vapore acqueo intorno al nucleo del pianeta”.