Aveva solo 31 anni Rino Gaetano quando, nella notte del due giugno del 1981, moriva in un incidente stradale sulla via Nomentana, a Roma, in un tragico episodio che i giornali dell’epoca paragonarono a quello di Fred Buscaglione.
Dopo un inizio difficile e dopo la faticosa conquista delle classifiche, Gaetano stava attraversando un periodo di riflessione: nel 1980 aveva inciso l’album ‘Io non ci sto’, poi aveva tentato strade nuove collaborando con Riccardo Cocciante e il New Perigeo. L’incidente impedi’ di conoscere quali frutti avrebbe potuto dare la maturazione di un talento davvero singolare per la musica italiana.
Rino Gaetano era nato a Crotone il 29 ottobre del 1950 ma già a dieci anni si era trasferito a Roma con i suoi genitori. Le difficoltà incontrate all’inizio della sua carriera sono tutte riconducibili alla sua personalita’ totalmente in contrasto con l’ambiente della musica italiana dell’epoca, che aveva da poco assorbito la novità dei cantautori e che continuava a essere refrattaria a dare spazio a personaggi difficili da etichettare. Rino Gaetano si presentava infatti come un cantautore ma il suo umorismo e il suo anticonformismo non permettevano di usare per lui gli schemi fin li’ adottati per i suoi colleghi dediti a un serioso atteggiamento declamatorio e di stampo fortemente ideologico.
Gaetano era uno che, per dir cosi’, la buttava sul ridere, che raccontava l’Italia finendo inevitabilmente per dire che il re era nudo. Piu’ vicino all’ Eduardo del ‘pernacchio’ che al De Gregori di ‘Rimmel’. Il suo primo 45, ‘I Love you Marianna’ lo ha inciso con lo pseudonimo salgariano di Kammamuri. Per pubblicare il suo primo album dovette attendere due anni: ‘Ingresso libero’ fu pero’ pressoche’ ignorato sia dal pubblico che dalla critica. Tutto ha cominciato a girare meglio nel ’75 con ‘Il cielo è sempre più blu’, un brano in cui si manifesta quello stile a filastrocca che più tardi lo rese popolare. Poi viene pubblicato l’ album, ‘Mio fratello e’ figlio unico’, grazie al quale, soprattutto sotto la spinta del pezzo ‘Berta filava’, ha cominciato a farsi conoscere. Anzi si puo’ dire che questo e’ l’inizio del suo periodo più felice, quello compreso tra il ’76 e il ’78, una fase in cui grazie al suo umorismo e al suo atteggiamento disincantato, è diventato una sorta di clown musicale capace però di denunciare senza alcuna remora pecche e difetti dell’Italia.
Alla sua discografia si aggiungono ‘Aida’ e ‘Nuntereggaepiù’ il cui successo gli schiude le porte del festival di Sanremo dove canta ‘Gianna’, un brano rimasto a lungo al primo posto della hit parade e ancora oggi uno dei titoli più amati del suo repertorio che nel frattempo si era arricchito dell’album ‘Resta vile maschio dove vai’, realizzato insieme a Mogol e ricordato soprattutto per il brano ‘Ahi Maria’. Finalmente le sue tournee ottengono i riscontri desiderati, dopo anni in cui aveva dovuto fare da spalla per concerti di altri artisti davanti a platee che non accettavano il suo umorismo e con le quali più volte ingaggiava violente schermaglie verbali.
Finalmente Rino Gaetano era riuscito a imporre il suo stile: non era più soltanto una sorta di ironico grillo parlante della canzone. Purtroppo, come accade spesso, solo dopo la sua morte si è cominciato a parlare di lui come di un anticipatore, addirittura come di un caposcuola, vista l’influenza avuta sulle nuove generazioni. Il riconoscimento postumo si è tradotto nella ristampa dei suoi album, in album-tributo realizzati da altri artisti che rileggevano le sue canzoni. Rino Gaetano è stato un outsider, un talento che si è conquistato il suo spazio senza mediazioni e concessioni, un artista che, con il sorriso sulle labbra e lo sberleffo nelle parole, non ha mai smesso di raccontare i vizi e i difetti degli italiani.