Per ridurre lo smog e il traffico urbano e rendere le città più vivibili bisogna orientare le tasse sui trasporti “in misura proporzionale all’inquinamento e allo spreco facendo valere il principio ‘tanto inquino tanto pago’ e incentivare la mobilità sostenibile”. E’ la sfida attraverso dieci proposte che Legambiente lancia al governo per la Legge di bilancio 2019 nel giorno in cui in alcune città scatta lo stop ai mezzi più inquinanti. Le dieci proposte – illustrate nel convegno Green mobility – sono “facilmente attuabili e soprattutto a gettito fiscale inalterato perché – è stato spiegato – spostano il prelievo dalle forme più inquinanti a quelle meno inquinanti. Si va alla rimodulazione sulle accise dei carburanti in rapporto all’inquinamento (meno cara la benzina, un po’ più caro il gasolio), all’introduzione di voucher per la mobilità sostenibile di mille euro spendibili in abbonamenti per il trasporto pubblico, noleggi ed e-bike per chi rottama la vecchia auto. Dall’incentivo fino a 6 mila euro per l’acquisto di un’auto elettrica – indica ancora Legambiente – al sostegno della forme di share mobility (mezzi e viaggi) fino alla regolamentazione dei mezzi di micromobilità elettrica (dal monoruota al monopattino) al sostegno dei Comuni per investimenti e programmi sfidanti di mobilità sostenibile”. Tutto questo anche alla luce di un sondaggio svolto da Lorien Consulting da cui è emerso che il 94% degli italiani è preoccupato per la qualità dell’aria.
Sintesi delle 10 proposte di Legambiente per la Legge di stabilità 2019
Tutte a bilancio dello stato uguale a zero. Ad ogni incentivo corrisponde il disincentivo del suo contrario. Ogni nuovo mezzo di locomozione, servizio di mobilità, fonte energetica usata, corrisponde un nuovo mercato, capace di generare nuovo gettito fiscale. Le proposte sono nel solco di quelle “azioni di accompagnamento” che premiano la mobilità virtuosa e dall’altro applichino il principio “chi inquina paga” del punto 27 del “Contratto di Governo del cambiamento”.
1. Accise carburanti proporzionali all’inquinamento (al peso molecolare del carbonio): in pratica il gasolio costerà uguale alla benzina nel 2019 e più della benzina nel 2020. E’ assurdo che lo Stato continui (con minori tasse) ad agevolare i diesel, salvo poi bloccarne la circolazione nelle città inquinate.
2. Voucher mobilità sostenibile di mille euro a chi rottama la vecchia auto. Il voucher però non può essere impiegato per acquistarne una nuova, perché lo scopo è ridurre la motorizzazione privata. Con i mille euro si può acquistare abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobility, noleggio mezzi e veicoli elettrici elettrici e elettromuscolari (dalla micromobilità sino ai quadricicli leggeri). Il voucher è regionale, così come il “malus” che lo finanzia, costituito da un aumento del bollo sui veicoli più inquinanti e sui mezzi di lavoro (che oggi pagano pochissimo).
3. Sostegno alla mobilità sostenibile finanziati dalle aziende (ed enti pubblici) per dipendenti e famigliari: sempre di mille euro a dipendente, ma annuale. In pratica sino a mille euro di “welfare mobilità” erogati dall’azienda non costituisce reddito da lavoro ed è esentasse. E di composizioni uguale al “voucher”, con in più la possibilità di usare anche flotte aziendali in “corporate sharing” (cioè auto usate per lavoro, ma disponibili per la mobilità privata dei dipendenti).
4. Agevolazione IVA per la sharing mobility (10%, come sui biglietti di mezzi pubblici) e le flotte aziendali elettriche usate come veicoli in condivisione anche per gli spostamenti privati dei dipendenti: in questi casi la detrazione IVA nell’acquisto o noleggio dei veicoli è 100%.
5. Incentivo sino a 6 mila euro per chi acquista un’auto elettrica (metà se plug-in), al pari di quel che succede negli altri grandi paesi europei. E come succede all’estero, finanziato da un aumento delle tasse d’acquisto proporzionale alle emissioni di CO2 e al costo: zero se con emissioni inferiori a 95 grammi CO2 a km, 1% sino a 120 grammi, 2% auto più grandi e inquinanti.
6. Colonnine di ricarica, incentivo ai privati, locali pubblici, garage, ecc: detrazione del 50% delle spese in 10 anni come nel caso di ristrutturazioni edilizie. Inoltre l’energia elettrica per la ricarica in ambito pubblico non deve essere gravata di alcuna accisa.
7. Autotrasporto: basta sconti fiscali per la trazione a gasolio. Già del 2015 si è smesso di finanziare i camion Euro2 e precedenti. Proponiamo di impiegare le stesse risorse a sostegno di una conversione graduale di tutto il trasporto pesante in biometano – GNL (gas liquefatto) e il trasporto leggero in elettrico.
8. Micromobilità elettrica: monopattini, monoruota ed altri (hoverboard e skateboard), musculari, elettrici ed elettromuscolari, dovrebbero essere sottoposti a norme assimilate a quelle delle e-bike: sicuri, velocità massima 6 Km/h sui marciapiedi, 25 km/h nelle piste ciclabili e ammessi sulla strade urbane. Deve essere consentito il trasporto gratuito sui mezzi pubblici. Se ne sono venduti 45 mila l’anno scorso, possono essere un aiuto e a zero emissioni, per fare intermodalità con i mezzi pubblici!
9. Permettere, per chi usa o possiede un’auto elettrica, di scambiare elettricità in rete: acquistarla quando si ha necessità di ricarica, venderla quando la rete ne ha bisogno. Il contributo dei veicoli può essere determinante con la diffusione in rete dei piccoli impianti rinnovabili discontinui, come il solare e l’eolico.
10. Privilegiare, nei trasferimenti statali ai comuni, i comuni che si sono dati piani sfidanti, con obiettivi di mobilità basse emissioni, elettrificazione, smartless, quartieri “car free”, ridisegno spazio pubblico per privilegiare altre funzioni urbane.