Accoglienza per i migranti, integrazione dei minori psicolabili, lotta all’emarginazione degli albini in Africa e cittadinanza per i diseredati: sono le quattro storie di impegno civico italiane premiate tra cinquanta con il riconoscimento di Cittadini europei 2018 dal Parlamento europeo di Bruxelles per l’impegno nel promuovere la cooperazione e i diritti fondamentali nell’Ue.
“Siamo qui oggi per ribadire un concetto fondamentale: vogliamo un’Europa aperta, pensarla diversamente vuol dire chiudere la prospettiva non solo a noi che siamo l’oggi ma soprattutto al domani”, spiega all’ANSA Antonio Silvio Calò, insegnante di storia e filosofia al liceo Canova di Treviso, che da giugno 2015, in seguito ai tragici eventi di Lampedusa, ospita nella sua abitazione sei migranti africani e che dell’accoglienza ha fatto un vero e proprio modello.
L’eurodeputata Cécile Kyenge lo ha scelto per il premio europeo.
“Il dialogo cambia le prospettive, ma deve avere il principio della tolleranza”, aggiunge Calò.
Dal Veneto alla Lombardia, l’integrazione si snoda fino alla Casa della Carità di Milano, gestita da don Virginio Colmegna e premiata anch’essa a Bruxelles. “Le radici dell’Europa sono radici di pace, non muri ma ponti, per riscoprire continuamente un linguaggio della tenerezza e della mitezza contro la società del rancore”, sottolinea Don Virginio, che accoglie “i più deboli, i più fragili, gli ospiti italiani, stranieri, per ricostruire continuamente solidarietà e speranza di pace”.
A ricevere il riconoscimento del Parlamento europeo è anche chi si occupa di ragazzi e bambini affetti da disturbo dello spettro autistico. La Fondazione bresciana assistenza psicodisabili (Fobap) sostiene il centro abilitativo per minori Francesco Faroni e accoglie 100 bambini. “Integriamo la riabilitazione con l’autonomia nella vita di tutti i giorni”, spiega la dottoressa Maria Villa Allegri, con “la speranza, espressa da europei, che l’approccio inclusivo di Fobap venga replicato anche oltre i nostri confini”.
Cittadina europea dell’anno è poi un’altra dottoressa, Paola Scagnelli, primario di radiologia dell’ospedale di Lodi che durante i suoi periodi di ferie continua a lavorare a Tabora (Tanzania), presso una casa famiglia che ospita i bambini albini che rischierebbero di essere venduti o uccisi per il biancore della loro pelle. “Questo premio – dice – dà voce a questi bambini ed a loro è dedicato”.(ANSA).