Prima il fango, poi l’arresto, ora il tentativo di affossare definitivamente Riace.
Mentre Mimmo Lucano è agli arresti domiciliari dal 2 ottobre, una circolare del Viminale diffusa sabato scorso, 13 ottobre, dà di fatto avvio al trasferimento in altri comuni dei migranti beneficiari di accoglienza (a meno che gli stessi non decidano di restare a Riace ma uscendo così definitivamente dal circuito dell’accoglienza istituzionale). In questo modo, Riace viene svuotata di quegli esseri umani che hanno rappresentato il cuore di un progetto politico e culturale che ha salvato il borgo jonico dallo spopolamento cui era destinato e che ha parlato il linguaggio universale della solidarietà, della fratellanza, dell’umanità. Tre concetti cui di questi tempi non è consentito appellarsi, evidentemente, visto l’inaudito fuoco incrociato che Mimmo Lucano e Riace hanno dovuto subire da Prefettura, Procura e Viminale.
Le ‘gravi’ irregolarità che il ministero degli Interni – guidato dal capo di un partito che ha rubato al popolo italiano 49 milioni di euro – denuncia sono proprio quei punti di forza che hanno reso unica Riace, trasformandola in una comunità di accoglienza diffusa in cui gli esseri umani non vengono ammassati e parcheggiati in enormi centri di accoglienza a costituire materia inerte, da relegare agli angoli delle strade delle nostre città.
La moneta locale, che ha consentito di sopperire al cronico ritardo nell’erogazione dei fondi ministeriali, garantendo la floridità dell’economia e delle attività produttivo-commerciali locali; le borse lavoro; la presenza – inaccettabile per gli strenui difensori a convenienza delle regole – di lungopermanenti, ovvero di persone che, superato il periodo-limite dell’accoglienza nelle strutture convenzionate, non sono state cacciate e buttate in mezzo a una strada ma cui è stata riconosciuta la garanzia di protezione, cura, attenzione. Per evitare quello che invece è accaduto a Becky Moses, la ragazza nigeriana respinta dai guardiani dei dispositivi giuridico-legali e costretta a cercare riparo alla tendopoli di S. Ferdinando, dove è morta carbonizzata lo scorso gennaio.
Queste le ‘gravissime’ violazioni segnalate dal Viminale, che per noi – e per tutti coloro che in ogni parte del mondo hanno riconosciuto in Riace un’utopia della normalità, come Mimmo Lucano è solito definirla – costituiscono piuttosto il senso di un attaccamento al sacro valore della dignità umana, e del rifiuto di qualsiasi forma di sopraffazione e sfruttamento dell’essere umano.
Riace dà fastidio, ha detto Peppino Lavorato, indimenticato sindaco di Rosarno, perché lì la narrazione della destra, basata sulla paura e sul rancore, si sfalda, mostrando con evidenza le sue mille aporie e falsità. A Riace non trovano posto i primati del sangue e della nazione, superati dalla bellezza di una comunità che condivide un medesimo spazio in cui vivere, lavorare, lottare, amare.
Per manifestare solidarietà a Mimmo Lucano nel giorno in cui comparirà davanti ai giudici del Tribunale del Riesame per decidere della sua riemissione in libertà, e per urlare la nostra indignazione di fronte a provvedimenti contrari allo spirito costituzionale, martedì pomeriggio, dalle 17, saremo in Piazza Italia, per ribadire ancora una volta che non resteremo immobili mentre l’ingiustizia diventa legge.
Reggio Calabria, 15 ottobre 2018