I paesi del Mediterraneo nell’ultimo secolo si sono riscaldati più del resto del mondo (+1,4 gradi contro +1 grado): questo ha fatto aumentare le ondate di calore e i nubifragi e li ha resi più devastanti. E nei prossimi anni, il riscaldamento dell’area del Mediterraneo sarà più alto del 25% di quello globale, in particolare con un riscaldamento estivo maggiore del 40% rispetto alla media. Lo sostiene una ricerca internazionale condotta da varie Università dell’area(Marsiglia, Barcellona, Salento, Nicosia, Haifa, Rabat) e pubblicata sulla rivista Nature Climate Change.
Le temperature medie nei paesi del Mediterraneo, si legge nello studio, sono salite di “1,4 gradi rispetto ai livelli della fine del 19/o Secolo” (cioè i livelli pre-industriali). Più di quelle mondiali, che sono cresciute di 1 grado. “Le ondate di calore ora avvengono più frequentemente – prosegue la ricerca – e la frequenza e la intensità delle siccità è aumentata dal 1950. In ciascuna delle decadi più recenti, la superficie del Mar Mediterraneo si è riscaldata di circa 0,4 gradi. Negli ultimi due decenni, il livello del mare è salito di circa 3 centimetri per decennio”. “Il riscaldamento futuro della regione del Mediterraneo è atteso che superi del 25% i tassi globali – scrivono ancora i ricercatori -, in particolare con un riscaldamento estivo maggiore del 40% rispetto alla media globale”. Per lo studio “un aumento globale della temperatura atmosferica di 2 gradi sarebbe probabilmente accompagnato da una riduzione delle precipitazioni estive di circa il 10-15% nel Sud della Francia, Spagna nordoccidentale e Balcani, e fino al 30% in Turchia e Portogallo”. Il riscaldamento nel Mediterraneo è più elevato che nel resto del mondo per una serie di ragioni combinate: “La regione si trova in una zona di transizione fra i regimi di circolazione atmosferica delle medie latitudini e della fascia subtropicale. E’ caratterizzata da una complessa morfologia di catene montuose e forti contrasti terra-mare, una popolazione umana densa e in crescita, e varie pressioni ambientali”.